Finalmente una svolta: mica soltanto l’Isil, Stato islamico dell’Iraq e del Levante può seminare terrore, sgozzando ostaggi, «infedeli» e omosessuali: l’altro giorno a Mosul avrebbero assassinato 13 ragazzi «colpevoli» di guardare una partita di pallone in tv. Stavolta a dare prova di terrore, a fare 13 – tredici vittime civili colpevoli di aspettare un autobus – è stato l’esercito ucraino. Sconfitto nella battaglia dell’aeroporto si è ritirato bombardando il centro di Donetsk, capitale degli insorti del Donbass.

È un terrorismo diverso, di Stato. Per il quale non c’è riprovazione. Anzi, il presidente ucraino ex magnate del cioccolato al vertice di Davos ha vantato l’intervento armato nelle regioni ribelli equiparandolo «alla lotta ai terroristi che hanno attaccato Charlie Hebdo»; fatti per i quali il cioccolataio ha anche sfilato a Parigi con altri leader che – come Netanyahu – a casa propria cancellano i diritti umani e fanno stragi. Impunite. In Ucraina le giustificano per «fermare l’invasione russa» che né l’Osce né la Nato riescono a provare. Il fatto è che l’Alleanza atlantica porta a compimento la sua strategia di allargamento a est, ai confini della Russia.

E pensare che 15 anni fa la Nato era l’aviazione degli insorti (ma dell’Uck, in Kosovo). In Ucraina invece sostiene l’esercito regolare contro gli insorti. Con un «quantitative atlantic» di responsabilità nelle stragi.