Are ere ire. Ere perdere.
Se perdo te cosa farò/ io non so più restare sola/ ti cercherò e piangerò/ come un bambino che ha paura/ m’hai insegnato a volerti bene/ hai voluto la mia vita: ecco ti appartiene/ ma ora insegnami, se lo vuoi tu/ a lasciarti, a non amarti più (Se perdo te, Patty Pravo, 1967).
Perdere la testa, perdere la ragione, la calma, la memoria. Perdere la vita, perdere i sensi, perdere la partita, perdere la faccia, perdere il treno. Perdere le chiavi. Perdersi di vista. Nell’arco di una vita si perde l’innocenza (Stand by me, Rob Reiner, 1986, tratto da Stephen King), si perde la verginità (ad un toga party, in Animal house, John Landis, 1978), si fanno perdere le tracce di sé (Remember, Atom Egoyan, 2015).
nnn
Giovannino Perdigiorno/ ha perso il tram di mezzogiorno/ ha perso la voce, l’appetito/ ha perso la voglia di alzare un dito/ ha perso il turno, ha perso la quota/ ha perso la testa (ma era vuota)/
ha perso le staffe, ha perso l’ombrello/ ha perso la chiave del cancello/ ha perso la foglia, ha perso la via: tutto è perduto fuorché l’allegria. (I viaggi di Giovannino Perdigiorno, Gianni Rodari, 1973).
In Il quaderno dell’amore perduto (Valerie Perrin, 2015, e/o) la protagonista segue i racconti di un’anziana che ha perso tutto tranne il ricordo di un segreto amante del passato mentre si confonde tra i non detti della sua famiglia che le ha creato la perdita più grande: quella dell’essere figlia.
nnn
Per 4 giorni e 4 notti Ninetto, gatto furbetto, ha fatto vita di strada. La sua famiglia umana lo piangeva e lo cercava: di giorno tappezzando la città di cartelli con foto, avvistamenti e numero di telefono; di notte girando per la città con croccantini sbattuti in un tupperware chiamando, invano, il nome del gatto rosso che non poteva passare inosservato. La sera del quarto giorno la telefonata propizia: «Credo di avere visto il vostro gatto?», «Quando?», «Ora», «Dove?», «Qui». Ninetto, gatto furbetto, dopo la disavventura metropolitana, dormì per 2 giorni interi, impassibile davanti alle soffiate del fratello casalingo che non lo riconosceva più per quanto fosse sporco e puzzolente.
Perdere i propri cari è perdere una parte di sé. Per ritrovarla, per sempre, dentro di sé.