«Lascia intatta la membratura architettonica della sala, fa trionfare la pittura figurativa sulla ornamentale e questa conduce con elegante semplicità che non disturba ma serve a dare maggiore evidenza ai quadri i quali hanno una composizione larga e tranquilla, senza frastagli e senza confusione; intonazione chiara e sobrietà di colore che si accorda benissimo con la luce della sala». Così Francesco De Sanctis esprime il suo apprezzamento per il progetto del ciclo di pitture da realizzarsi nella Sala Gialla di Palazzo Madama, sede del Senato, proposto da Cesare Maccari (1840-1919), che resterà occupato sette anni nell’incombenza che gli viene assegnata, dal 1882 all’ottobre del 1888, non senza sospensioni dei lavori e incerti non previsti.

L’argomento prescelto per la decorazione della sala di Palazzo Madama è l’identità morale del senatore. Vi si raffigurano infatti i requisiti etici che pertengono alla sua individualità. Essi sono visti come il frutto di adeguate cognizioni e di riconosciute competenze unite al senso dello stato. La responsabilità personale finisce per essere il suo connotato essenziale e più prezioso, impone al senatore una condotta priva di deroghe, improntata ai superiori valori non d’una parte, ma del generale bene pubblico.
Del resto, l’ampia discussione che, dopo il Settanta, pur affronta ruolo e funzioni della camera di nomina regia e dunque gli attributi che il laticlavio vitalizio comporta e come siano essi da distinguersi da quelli recati al deputato per mandato elettorale, non revoca in dubbio il profilo che del senatore si evince dallo Statuto albertino che, non a caso, quella discussione finirà per ribadire e che resterà tal quale fino alla Costituzione della Repubblica.

Così, alla celebrazione dell’epopea risorgimentale, sarà preferito un programma capace di delineare il profilo della virtù senatoria intesa come il retaggio più elevato e permanente d’una funzione così illustre. Non pittura di storia, allora. Qui si rappresenta, a mezzo di figure esemplari che lo hanno fissato una volta per sempre, il modello d’una personalità, di un carattere, di una individualità. Quello di senatore prima che un ruolo ha da essere un connotato personale, cioè un tratto morale e le pitture di Maccari illustrano un principio etico capace di fare storia, di determinare accadimenti e scelte che non possono essere disattesi, alla stregua di principi etici. E calati da una personalità ideale concepita per costituire il modello (vorremmo dire il ‘conio’) adeguato a realizzarsi, ad inverarsi nelle fattezze morali che vengono a comporre il requisito riconoscibile, indispensabile alla persona d’ogni singolo senatore. Così gli esempi di virtù trascelti (Curio Dentato, Marco Papirio, Appio Claudio, Attilio Regolo, Marco Tullio Cicerone) vanno intesi come cinque attributi che, uniti, conformano la nobiltà dell’animo propria del senatore. L’impianto parenetico, esortativo del programma della Sala Gialla va opportunamente commisurato al genere retorico del vir illustris. L’uomo illustre è tale perché in lui si articolano armonicamente tutte le qualità degli exempla virtutis che la cultura umanistica ci offre numerosi.

Le figure sono ‘a grandezza naturale’ o nella scala imposta dai rapporti prospettici calcolati a nostra misura, qui, nella sala ove ci intratteniamo, con il giuoco determinato dalla luce per come entra dalle tre finestre. Grazie alla accorta concertazione di queste essenziali componenti, la decorazione sortisce il suo scopo, esercita nei nostri confronti la sua eloquenza. L’effetto è per noi, né più né meno, di trovarci ‘in mezzo’, ossia d’esser coinvolti entro la finzione degli accadimenti illustrati: d’essere così presenti ai fatti. Ad un ‘naturalismo’ dei rapporti spaziali corrisponde una ‘naturalezza’ di fattezze, gesti, abbigli, acconciature ed espressioni dei personaggi dipinti. Non siamo così indotti a stati d’animo di reverenza o di soggezione. Di partecipazione piuttosto: io ci sono. Un grado comune e immediato di recezione delle antiche figure. Né ciò contraddice l’assunto che muove Maccari quando concepisce la decorazione della sala per fornire il paradigma d’una ‘personalità ideale’.