Popolo di navigatori, scienziati, pensatori? No, popolo di cuochi. Gli italiani – almeno se ci si diletta con lo zapping tv – sembrano in preda a una sorta di febbre da fornello stregati da format gastronomici e chef sopraffini. Tutti ormai in grado di imbastire un discorso compiuto sull’arte del cucinare, spadellare, condire, mantecare, grattuggiare e servire a tavola. Signori, la cucina non si fa più su libri, manuali e ricettari, no la si fa sul satellite o nei mille canali del digitale terrestre. Una moda diventata business fiorente, vedi gli esempi di Gambero Rosso e Eataly – associata al mercato dei corsi e master gastronomici dalle salatissime – ma sempre sold out – iscrizioni.

E volendo, un po’ fuori dal coro, anche Don Pasta – il Ny times lo ha definito un ’attivista del cibo’ – ha trovato il modo di raccontare la food culture mescolandola con ritmi e suoni, battezzandola con molta ironia Artusi remix.

Motivi di tale e sproporzionato successo? Molti ed eventuali; il folto pubblico delle casalinghe – cui sono indirizzati gli show di Antonella Clerici e Benedetta Parodi, le regine del daytime – ma la moda del fornello ha catturato anche tanti e insospettabili under 30 affascinati forse più dai gusti esotici. A questo si aggiunge l’abilità degli chef capaci di destreggiarsi sul piccolo schermo con consumata professionalità, come dimostra il bel tenebroso e ‘sciupafemmine’ Bastianich… Un fenomeno – quello televisivo – a cui l’Italia è giunta buon ultima: se negli States e nel Regno Unito i network già dagli anni ’70 annoverano decine di trasmissioni a tema culinario, l’Italia ci è arrivata timidamente nei ’90 con Gianfranco Vissani, ma è solo dai primi duemila che La prova a cuoco ha fatto intuire a pubblicitari e creativi la potenzialità dell’accoppiata cibo/tv.

Da lì in poi il diluvio. Masterchef a guidare la fila con i suoi chef/giudici pronti a massacrare i piatti degli aspiranti cuochi: più il giudice insulta e disprezza il manicaretto più l’audience schizza alle stelle. Chef Rubio e il suo Unti&Bisunti racconta il pianeta street food dalle piazze italiane, e lo fa sporcandosi letteralmente le mani. Mangia ovaie di animali con le mani, disserta in fluente romanesco e seduce le spettatrici con virile impertinenza… E non ci si fa mancare anche il trash: Cucine da incubo (versione italiana dell’edizione americana di Gordon Ramsy) con Antonino Canavacciuolo pronto a raccontare i cibi più strani e soprattutto disgustosi.

Un fenomeno che sembra non aver ancora raggiunto l’apice, tanto che i palinsesti della nuova stagione tv si affollano sempre più. Real Time (canale 31 dt) ci prova con un format in otto puntate Food Fighters condotto da uno specialista del genere Adam Richman che mescola il gioco con la competizione culinaria. Mangiare bene spendendo poco è invece la filosofia seguita la Laeffe (canale 50 dt) e da un altro guru dei fornelli, Jamie Oliver, che spiega ai telespettatori come cucinare spendendo sotto i 5 euro.

Un successo che ha spinto interi canali a dedicarsi completamente all’argomento, come nel caso di Fine Living (canale 49 dt) che si occupa inoltre di viaggi e design con un afflato internazionale, dalle Americhe alle Indie. Buon ultimo si rispolvera il barbecue, nel talent show di Discovery channell I re della grigliata è protagonista assoluto. Andrà in onda su Dmax (canale 52 dt) dal 27 ottobre alle 21.10.