Furono le donne dei ceti meno abbienti a buttarsi per prima nella mischia dello sport e non come si ritiene da più parti, che le prime donne a cimentarsi nelle gare furono esponenti dell’aristocrazia. A Parigi, durante il periodo della Belle Epoque, furono le sartine ad animare la corsa indetta dal giornale Le monde sportif, gara che si snodava lungo un percorso che dalle Tuileries procedeva per l’Avenue Armée fino all’Avenue de Nuilly, a Nanterre.

Correvano per necessità le sartine francesi, le midnettes, così chiamateperché consumavano un solo pasto al giorno, quello di mezzogiorno, e la fame le costringeva a correre per i ricchi premi messi in palio da Le monde sportif, giornale che si occupava di moda e sartoria di alta qualità, ambiente nel quale quelle lavoratrici impegnate nelle corse lavoravano in condizioni massacranti in cambio di pochi spiccioli. Tale era il loro stato di povertà che cercavano di arrotondare con le corse, attirandosi non poche critiche dalla stessa stampa francese che accusava le sartine di farsi corrompere dai premi in denaro (si veda l’interessante saggio di A.Teja, Sport al femminile in Storia degli sport in Italia).

In Italia furono Roma e Milano i centri di maggiore propulsione per lo sport femminile prima della Grande Guerra,. In Lombardia il ciclismo permise alle donne di avvicinarsi allo sport, infatti a Varese già nel 1886 si registrarono le prime corse su pista con tandem misti, mentre sempre nello stesso anno quattro donne insieme agli uomini parteciparono a una passeggiata in bicicletta da Milano a Monza, numero che passano a venti qualche anno dopo, secondo le cronache del tempo, nel corso di una passeggiata da Milano a Locate Trivulzo.

La partecipazione alle gare ciclistiche diventa sempre più frequente da parte delle donne di bassa estrazione sociale, come Maria Forzani, che vinse la Milano-Varese nell’agosto del 1896, percorrendo la distanza di 60 km in circa tre ore, che per l’impresa realizzata conquistò le prime pagine dei giornali.

A Roma le cronache sportive riferiscono di iniziative sportive al femminile, come le passeggiate in bicicletta promosse dalla Società Ginnastica Roma, che muovevano da Porta San Giovanni fino a Frascati. Il percorso di 36 chilometri si concludeva “senza strapazzo” presso la Trattoria del Sole cui seguiva la festa da ballo al Circolo liberale Tuscolano”come riferiscono i dettagli delle cronache.

Tra il 1886 e il 1921, vi furono una serie di competizioni sportive che videro la partecipazione femminile dal ciclismo all’ascensione del Monte Rosa, dalla scherma al canottaggio, dallo sci all’equitazione, fino ai tuffi. Lo sport rappresentò in quegli anni occasione di riscatto sociale per le donne appartenenti ai ceti popolari e in generale per le donne di tutte le classi sociali. Nei primi venti anni del Novecento con un abbigliamento più libero, indossato per rendere i movimenti più agevoli, lo sport rappresentò per le donne un’occasione importante di liberazione del corpo.