Ci sono voluti quindici anni per farli tornare insieme. I Neutral Milk Hotel si sciolsero nel 1999 dopo aver consegnato alle stampe e alla storia un totale di due dischi (più un Ep e qualche demo giovanile): il seminale On Avery Island del 1996 e il capolavoro In The Aeroplane Over The Sea, due anni più tardi. Un tour mondiale che li ha visti protagonisti anche in Italia per due date sold out andate in scena a Padova e Ravenna ai primi di giugno. Il loro ritorno sulle scene è stato salutato come una specie di miracolo: in fondo non se lo aspettava nessuno. Il carattere introverso del leader Jeff Magnum appariva a tutti quanti impenetrabile, quell’esperienza musicale irripetibile, l’atmosfera da anni ’90 americani – global ma ancora inconsapevole di esserlo – non replicabile.

E invece i Neutral Milk Hotel si sono rimessi sulla strada. Tutto cominciò alla fine degli anni ’80 con qualche cassettina sperimentale, lo fi per necessità più che per vocazione. Poi l’esplosione: l’Elephan 6, il collettivo di Athens in Georgia, teatro di un focolare simile, ma distantissimo, a Seattle e al suo grunge. Con i Neutral Milk Hotel c’erano anche altre leggende della nicchia alternativa americana: gli Apples in the Sterio, gli Olivia Tremor Control. Molte affinità con la vecchia scuola del cantautorato Usa, da Bob Dylan e Neil Young.

Ma chi non è stato influenzato da loro? – e l’attitudine punk del ’do it yourself’, tutto rimiscelato con l’incursione di fiati, banjo, fisarmoniche, organi da chiesa. L’eredità dell’Elephant 6 in generale e di Jeff Magnum in particolare, oggi, è uno degli ultimi capitali delle etichette discografiche: gli Arcade Fire, i Flaming Lips, i Franz Ferdinand. Riempiono stadi e arene, vendono centinaia di migliaia di dischi, e tutti citano Magnum come padre musicale e spirituale. I Neutral Milk Hotel, dall’Elephant 6, ad Athens, ci andarono in pellegrinaggio, praticamente. Loro venivano dalle campagne della Louisiana, dove il farmacista e il poliziotto sono la stessa persona.

Era il 1996, e, tra arpeggi e distorsioni, On Avery Island conquistò subito tutti gli appassionati del genere. Di più, dopo averlo ascoltato, a molti venne istintivamente di imbracciare una chitarra e mettersi a suonare. Registrato in bassa definizione al Pet Sound Studio di Denver, il disco spiccava per i suoni spigolosi, i testi oscuri e l’uso di strumenti particolari: una miscela magica in cui il tutto è sempre superiore alla somma delle sue parti. Nel 1998, In The Aeroplane Over The Sea arrivò a vendere 100mila copie. Un record per il mercato indie dei ’90. Già, perché all’epoca la musica indipendente era davvero indipendente. Internet era ancora un miraggio, il download un oggetto del mistero.

C’era un circuito di appassionati sparsi in tutto il mondo che per ascoltare i propri rumori era costretto a lavorare di francobolli e spedizioni. Nel disco si narra la storia di Anna Frank, rivisitata in un’ottica a tratti bizzarra, guerra e pace, più interiore che esteriore, però: cupezza e dolcezza sono due lati della stessa medaglia, in fondo.