Sebbene il Def (Documento di Economia e Finanza) sia la cornice tecno-economica delle politiche governative, l’orizzonte da esso delineato dovrebbe essere condizionato dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ma di questo non siamo certi. Infatti, rispetto alla nota di aggiornamento della Nadef 2020 dello scorso anno, questo Def è sensibilmente differente: il Governo Conte e il Ministro Gualtieri avevano computato nella Nadef anche i fondi Ngeu (Next Generation European Union), mentre non è dato sapere se il Governo Draghi e il Ministro Franco utilizzano o meno queste risorse nel quadro programmatico. Con un effetto non banale: se tali risorse non sono computate, il quadro programmatico non è più un quadro programmatico.

L’informazione è rilevante perché potrebbe cambiare il «quadro programmatico» che allo stato attuale è, invero, abbastanza piatto. Non è in discussione l’aumento dell’indebitamento netto programmatico rispetto al tendenziale per il 2021 e il 2022, rispettivamente 2,3 punti e 0,5 punti di PIL, piuttosto l’effetto macroeconomico di tale impegno finanziario sul periodo considerato: l’indebitamento netto aggiuntivo cumulato rispetto al tendenziale tra il 2021 e il 2024 è pari a 3,4 punti di PIL, mentre la crescita cumulata netta aggiuntiva rispetto al tendenziale per lo stesso periodo è pari allo 0,8%.

In altri termini occorrerebbero oltre 60 mld di euro di spesa pubblica tra il 2021 e il 2024 per avere una crescita (aggiuntiva) di 14 mld di euro. Qualcosa evidentemente non torna nei conti. Se prendiamo in esame le proiezioni del precedente governo, comprensive delle risorse di Ngeu, la crescita aggiuntiva era un po’ più alta e superava il 3%.

Come è stata possibile questa manifesta e grave differenza tra le proiezioni del Governo Conte e quelle del Governo Draghi? La differenza potrebbe arrivare, auspicabilmente, dalla non computazione delle risorse europee nel Def dell’attuale governo, ma allora stiamo analizzando il quadro programmatico del Governo o una frazione di esso?

Se il Def del governo non computa le risorse europee, al netto della (non) trasparenza dei conti pubblici che è già un fatto grave, l’effetto macroeconomico ottenuto dal deficit aggiuntivo calcolato dal Governo sarebbe così contenuto da giustificare l’inefficacia delle politiche pubbliche, se non di quelle strutturali. Un messaggio di politica economica particolarmente fastidioso e insidioso.

Il Paese ha bisogno di riforme di struttura profonde ed efficaci, non di riforme strutturali. Le riforme di struttura necessitano di impegni pubblici importanti almeno per i settori essenziali e critici come indicato dalle linee guida di Nggeu e il moltiplicatore calcolato dalla Commissione Ue è più alto di quello delineato dal governo Draghi. Cosa si nasconde dietro questa apparente inefficacia della spesa pubblica aggiuntiva? Sarei curioso di saperlo.