Lo sapevate che l’Hajduk Spalato è stato fondato a Praga, che era, si mormora, la squadra preferita di Tito e che può contare sul primo gruppo ultras d’Europa, la Torcida Split, nata nel 1950? O che in un Dinamo Zagabria contro Stella Rossa Belgrado, match divenuto tristemente famoso per motivi che poco avevano a che fare con il gioco del pallone, la futura stella milanista Zvone Boban prese a calci un poliziotto, che era sì di origini bosniache, ma in quel momento rappresentava l’odiato (dai croati) potere serbo?

Quest’ultimo è uno dei tanti episodi che vedono intrecciarsi sport e politica presenti in Curva Est di Gianni Galleri, edito da Urbone Publishing. L’autore ha girato in lungo e in largo l’Est Europa per raccontare il passato e soprattutto il presente – spesso incerto – di un football che nonostante tutto continua a dispensare fascino in dosi industriali. In un’epoca di libri e articoli scritti saccheggiando la Rete, le numerosissime e accurate incursioni sul campo di Galleri sono senza dubbio lodevoli e contribuiscono a fornire un enorme valore aggiunto a un libro di cui gli appassionati di football sentivano la mancanza.

Come detto, la Storia con la s maiuscola fa capolino spesso e volentieri nelle pagine di Curva Est, soprattutto nei capitoli dedicati ai Balcani. Tra i mille richiami, spiccano quelli relativi a Sarajevo. Durante il suo assedio, per esempio, lo stadio dello Zeljeznicar fu incendiato e quasi distrutto. Ma forse pochi sanno – e anche noi lo ignoravamo – che per un periodo il «preparatore psicologico» di un’altra formazione locale, l’FK Sarajevo, fu niente meno che Radovan Karadzic, poi assurto alle cronache per ben altre ragioni.

Passando ai giorni nostri, l’analisi di Galleri si concentra anche su alcune delle numerose storture del Calcio Moderno. Così scopriamo che i milioni della Champions League hanno ampliato il gap tra l’Olimpiakos e le altre compagini greche, contagiate dal morbo della crisi come il resto del Paese. In Romania e Bulgaria, invece, il turbocapitalismo ha portato alla formazione di nuovi club che hanno scalzato dal panorama nazionale le grandi storiche. Ma spesso i soldi degli oscuri milionari finiscono e il miracolo sportivo che tale non è si frantuma in mille pezzi.

A proposito di Romania, una delle tante chicche presenti nel testo riguarda la Steaua, squadra che sorprese il mondo del calcio sconfiggendo il Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni del 1986. Il portiere che parò quattro rigori in quel match, Helmuth Duckadam, non finì la carriera perché inviso al regime, svela Galleri. I suoi problemi fisici furono causati da una trombosi, non dalle botte ricevute dagli sgherri di Ceausescu.