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Quando il Pil non fa la felicità, pesa la condanna alla precarietà
Economia. Il World Happiness Report per lo sviluppo sostenibile, su 155 paesi ci mette al 48° posto. Un gradino sotto l’Uzbekistan e a pari merito con la Russia
Dopo i dati sul Pil, arrivano quelli sul fatturato dell’industria. Che la produzione industriale fosse cresciuta nell’anno appena chiuso era noto, ora dall’Istat arriva una conferma: +5,1% rispetto al 2016 (+3,3% solo per il manifatturiero), miglior risultato dal 2011. L’altra conferma è che le imprese il business l’hanno fatto con la domanda estera (+6,1%), vero motore, in questa fase, della nostra economia. Nondimeno, a dimostrazione di quanto siano inadeguati questi parametri per valutare lo stato di benessere di una popolazione ci sono non soltanto i numeri sulla povertà e il disagio sociale (il nostro Paese raggiunge livelli scandalosi), ma anche...
Quando il Pil non fa la felicità, pesa la condanna alla precarietà
Economia. Il World Happiness Report per lo sviluppo sostenibile, su 155 paesi ci mette al 48° posto. Un gradino sotto l’Uzbekistan e a pari merito con la Russia
© LaPresse
Luigi Pandolfi