Ventotto maggio 2013, ore 10:25, una bomba esplode alla stazione. È una strage. Entra in scena la Red, la squadra speciale comandata dal commissario Vincent Tripaldi, protagonista del nuovo romanzo di Luca Poldelmengo, intitolato Nel posto sbagliato (edizioni e/o, pp. 192, euro 16,50).

La data e l’ora non sembrano essere casuali, richiamano in maniera impressionante la strage di piazza della Loggia a Brescia del 1974 e paiono essere un segnale per il prosieguo della storia che vedrà intrecciarsi le indagini della Red con la politica e con la lotta che vede contrapporsi l’anziano premier e il giovane leader dell’opposizione.
Il piccolo gruppo di poliziotti che compone la squadra investigativa, fino a quel momento segreta, usa un metodo innovativo e a dir poco fantascientifico. Innanzi tutto, grazie ai telefonini cellulari, vengono individuate le persone che si trovano nei paraggi al momento del compiersi di un delitto. Poi questi cosiddetti pov (acronimo di point of view) vengono prelevati dai componenti della Red e, grazie all’induzione di uno stato di trance profonda ottenuto tramite la somministrazione di sostanze chimiche e tecniche ipnotiche, gli vengono «estratti» i ricordi relativi a quel momento e a quel luogo. Si tratta di informazioni nascoste nell’inconscio che consentono agli investigatori di indirizzare le indagini, in genere, nella giusta direzione.

È subito evidente come Poldelmengo attui, in questo romanzo, una sorta di fusione realizzata poche volte prima, quella cioè tra noir e science fiction. Il legame più evidente in questo senso è quello con l’opera il Philip K. Dick di Minority report, anche se in quel caso dai precog venivano estratte informazioni sui delitti che sarebbero avvenuti e non su quelli appena commessi. Del resto altri autori hanno messo insieme detective story e fantascienza, ma sempre ambientando nel futuro o su altri mondi storie con protagonisti investigatori, come nel caso di Herald Childe, il private eye creato da Philip Josè Farmer. Sembra proprio che sia la prima volta che elementi fantascientifici vengano integrati in un noir metropolitano. Un legame reso ancora più stretto dall’ambientazione in cui si svolge la storia. Una città dominata da una ruota panoramica arrugginita, assediata da sporco e immondizia, che ha visto mutare la propria geografia a causa di una catastrofe climatica, agevolata, come al solito, dall’intervento dell’uomo. Come si vede, sono tanti gli spunti suggeriti da questo romanzo: privacy, sorveglianza diffusa, ecologia, politica come pura conquista ed esercizio del potere, solo per citare i più evidenti.

Il tutto narrato con una scrittura tesa e sincopata e con una capacità di approfondimento della psicologia dei personaggi non comune. Significativo, a questo proposito, il rapporto che lega Tripaldi al fratello gemello quasi metaforizzato dai due serpenti – praticamente identici, ma soltanto uno è velenoso – che il commissario tiene nel suo appartamento. Una storia che diventa via via più veloce e adrenalinica a partire dal momento in cui la squadra si troverà a investigare sul brutale assasinio di un suo componente. E allora, in un susseguirsi di colpi di scena, esploderanno contraddizioni, conflitti e verrà alla luce quell’antica voglia di «cambiare tutto perché niente cambi», antica e maledetta strategia italiana e non solo. Fino a un finale che lascia aperto un possibile seguito, in qualche maniera annunciato in una recente intervista dall’autore.