Milioni di articoli a prezzi stracciati, persino ridicoli. Nello smisurato mercato dei giocattoli on line le probabilità di incappare in prodotti non conformi, contraffatti o pericolosi sono piuttosto alte. Nell’ultima segnalazione disponibile sul sistema di allerta Rapex, datata proprio 25 dicembre 2020, figurano, tra i prodotti on line sequestrati, anellini con pietra verde per bambine con eccessivo contenuto di cadmio, braccialetti con troppo nickel, varie collanine con limiti illegali di piombo, in vendita su Aliexpress, forniti da un produttore anonimo, di cui non è noto nemmeno il paese di provenienza. E poi, la bambolina Tiny Baby Elf Doll con eccessivo contenuto di ftalati (DEHP) in vendita su Amazon, del produttore Wuleeuper del Congo; il set di giochini per la dentizione della cinese Little Tin Lok, in vendita su Aliexpress, pericoloso perché tende a frantumarsi. Inoltre, c’erano anche uno scivolo gonfiabile della Zizo Inflatables (Belgio) che ha tessuto e dimensioni non sicure, una piscinetta gonfiabile con parti che si staccano (cinese, Sunshine Smile), uno zainetto in PVC trasparente della cinese Coolstuff con SCCP, cioè paraffina clorurata a catena corta, sostanza non ammessa nell’Ue, insieme ad altre decine di giocattoli segnalati alle dogane perché non conformi.

L’associazione europea dei produttori di giocattoli (TIE, Toy Industries of Europe) aveva lanciato l’allarme anche nel giugno scorso quando rese nota una ricerca secondo la quale il 97% di 193 giocattoli comprati on-line su Amazon, Alibaba, e-Bay e Wish non rispettavano le normative europee: il 76% perché in qualche modo pericolosi, l’83% perché non riportavano sulla confezione informazioni sui produttori; l’80% dei prodotti fuori norma proveniva dalla Cina.

Potrebbe sembrare una contromossa del vecchio continente per tentare di difendersi dall’attacco finale dei giocattoli made-in-China che, dopo aver invaso i mercati dagli anni Ottanta, ora inonda le piattaforme di vendita on line. Il valore totale dell’export dei giocattoli cinesi nel 2019 ha raggiunto la cifra di 68,2 miliardi di dollari, più del triplo di quello europeo (circa 20 miliardi), dieci volte quello USA, in un mercato globale che non conosce crisi, in crescita costante da anni.

Ora anche la Commissione Europea sta pensando di correre ai ripari: altre indagini svolte per conto di Bruxelles hanno evidenziato che dal 2007 al 2019 il 60% dei siti di e-commerce non rispondevano alle regole per la protezione dei consumatori. La Commissione ha annunciato che nel 2021 presenterà il Digital Services Act, un provvedimento per rafforzare le responsabilità degli intermediari on-line e delle piattaforme se vendono prodotti rischiosi, non conformi o contraffatti, già evidenziata da alcune sentenze della Corte di Giustizia europea, e per assicurare che i consumatori siano protetti davanti alla tastiera come lo sarebbero entrando in un negozio. E siccome le norme non sono sufficienti, è stato annunciato anche un piano d’azione con il governo cinese per rafforzare la cooperazione sulla sicurezza dei prodotti venduti on-line.

A Bruxelles, inoltre, è iniziato l’iter per rivedere la normativa europea di protezione dei consumatori, ferma al 2012: la Commissione ha presentato una proposta che intende, tra varie azioni, colmare le carenze di informazioni sui prodotti, come la composizione dei materiali utilizzati nei giocattoli e smascherare i tentativi di greenwashing. Addirittura, nella comunicazione al Parlamento del 13 novembre 2020, si spinge a proporre nuovi modelli di consumo “che permettano ai consumatori di acquistare un servizio anziché un bene, che favorisca la riparazione dei prodotti attraverso organizzazioni di economia sociale e favorisca il mercato di seconda mano”. Un’autentica rivoluzione, se applicata ai giocattoli.

Fino ad ora, però, ci si è affidati al buon cuore dei gestori delle piattaforme: un impegno su base volontaria per garantire la sicurezza dei prodotti venduti on line nell’Unione Europea è stato firmato nel 2018 da Amazon, e-Bay, Alibaba e Rakuten, a cui si sono aggiunti nel 2020 anche Allegro e Cdiscount: in base a questo accordo – che non è vincolante né crea alcun obbligo legale o responsabilità – i giganti dell’e-commerce si sono impegnati a cooperare con gli stati europei, qualora vengano scoperti articoli non conformi o pericolosi, per aiutare ad identificare i produttori ed eliminare i prodotti dalle proprie vetrine entro due giorni. Inoltre si sono fatti carico di informare i propri fornitori sul rispetto delle normative europee e di fare in modo che i prodotti rischiosi non tornino in vendita.

Per quanto rafforzata in certi periodi dell’anno, la campagna di controllo sui giocattoli dell’Agenzia delle dogane in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico non può arrivare in tutte le case dove vengono recapitati milioni di colli degli acquisti on line, cresciuti al ritmo di +18% all’anno negli ultimi 5 anni. «Possiamo fare controlli a campione sulla base delle dichiarazioni contenute nei documenti che accompagnano la merce – ci spiega Francesco Mastrantonio, a capo della direzione centrale anti-frode e controlli dell’Agenzia delle dogane – certo non li possiamo aprire tutti, tuttavia effettuiamo screening sulla base dei profili di rischio che ci vengono segnalati dal sistema Rapex o da nostre fonti. Ogni anno facciamo corsi di formazione per i nostri funzionari. Ora stiamo studiando una nuova metodologia di controllo con scanner di ultima generazione che ci permetterà di vedere dentro i colli senza aprirli, come si fa negli aeroporti».

Un po’ di attenzione e accortezza è richiesta anche a chi compra, per evitare, oltre al danno di procurarsi prodotti di dubbia qualità, la beffa di vedersi imputare la responsabilità su ciò che si è acquistato. «Sono rarissimi i casi in cui viene imputata la responsabilità a chi acquista – precisa Mastrantonio – tuttavia chiediamoci se certe differenze di prezzo non nascondano merce contraffatta o prodotta senza il rispetto delle normative di sicurezza e ambientale».

Avviso per la Befana: lo studio più recente sulla sicurezza dei giocattoli pubblicato su Environment International (Aurisano 2021), nel mettere a fuoco una lista di 126 composti chimici tossici usati nei giocattoli al fine di individuare sostituti più sicuri, conclude che un «modo efficiente e pratico per ridurre l’esposizione a prodotti chimici nei giocattoli di plastica è ridurre la quantità di nuovi giocattoli introdotti nelle nostre case ogni anno».