«Istigazione aggravata alla falsa testimonianza»: è l’accusa formulata dai pm di Genova contro Gianni De Gennaro nel 2008. L’ex capo della polizia di allora, oggi presidente di Finmeccanica, sarebbe stato infine assolto in Cassazione, ma il procedimento a suo carico confermò la vicinanza del “capo” ai suoi uomini.

In pratica, secondo l’accusa, De Gennaro avrebbe indotto altri suoi sottoposti alla falsa testimonianza, nell’ambito del procedimento per l’irruzione alla scuola Diaz.

Nel marzo del 2008 centinaia di conversazioni telefoniche, riassunte e presentate dalla procura genovese, dimostravano il contatto diretto tra l’ex capo della polizia italiana e i funzionari imputati nel processo Diaz per lesioni, violenze, falso e calunnia  (per aver portato, solo in un secondo tempo, le molotov che avrebbero dovuto “inchiodare” chi dormiva nel complesso scolastico). Le conversazioni dimostrano l’attenzione con la quale i poliziotti hanno seguito un processo che, come “corpo”, hanno sempre osteggiato, non aiutando la procura genovese nelle sue indagini, difendendosi l’uno con l’altro, omettendo informazioni.

Dalle intercettazioni presentate dalla procura di Genova, il 26 aprile 2007, Colucci – ex questore di Genova, poi nominato prefetto – chiama Mortola (ex capo della Digos di Genova) e gli dice trionfante: «Sono stato dal capo oggi (De Gennaro, ndr). Io devo rivedere un po’ il discorso di quello che ho dichiarato di Sgalla (il capo dell’ufficio stampa del Viminale ndr). Questo serve per aiutare i colleghi…Siamo stati un’oretta, un’oretta insieme stasera».

Perché Colucci fa queste telefonate? Perché alcuni giorni dopo, il 3 maggio, l’ex questore di Genova è in aula a raccontare di aver parlato con Sgalla, senza nominare mai De Gennaro e dando tutte le colpe all’allora agente del Sismi Murgolo. Secondo i pm genovesi questa versione dei fatti sarebbe stata “aggiustata”.

Ma la telefonata di Colucci con Mortola innervosisce l’ambiente. Due giorni dopo Mortola chiama il “collega” Di Sarro: «Colucci parla al telefono – gli spiega – una follia». Colucci però è un fiume in piena e la sera del 3 maggio – dopo la deposizione – si bulla al telefono proprio con Mortola: «Ieri sera ho chiamato Manganelli. Dico guarda Anto… Sei stato bravo, è andato tutto molto bene, ce l’hanno detto gli avvocati.

Poi dice: guarda, se il capo vuole maggiori ragguagli, gli ho detto, se vuole sapere qualcosa io sono qua, che devo fare, vengo a Roma? Ma penso che non ci sia bisogno perché il capo ha dei referenti».

E ancora: «Poi stamattina m’ha chiamato il capo. Dice li hai, li hai, li hai, li hai maltrattati una cosa del genere. Li hai…li hai… e no sbranati, li hai… va be insomma, una frase in senso positivo, chiaramente. Che era contento eccetera. Ho saputo da Ferri che anche Caldarozzi (Gilberto, imputato alla Diaz, capo dello Sco e oggi consulente, guarda il caso, proprio di De Gennaro in Finmeccanica ndr) e Francesco Gratteri (anche lui imputato, divenuto capo del Dipartimento nazionale anticrimine ndr) sono stati contenti, diciamo, di questa… Luperi (dirigente del Dipartimento analisi dell’Aisi ndr) è rimasto contento. E basta. D’altra parte è uno scenario nuovo si è aperto per colpa mia diciamo».

Tutti contenti, dal capo in giù.

Nelle telefonate ci sono anche alcune reazioni molto particolari: il 7 maggio 2007 – ad esempio – Gratteri chiama Colucci e lo rassicura a suo modo: «Il pm avrebbe dovuto limitarsi a cercare la vera verità» e aggiunge «il pm ha preso uno schiaffone da Manganelli ed un paio da Colucci». E che dire di Manganelli che fino al 2007, quando è morto, è stato capo della polizia? Alla notizia di Colucci messo sotto inchiesta per falsa testimonianza, lo stesso Colucci racconta che «Manganelli mi ha detto che dobbiamo dargli una bella botta a sto magistrato».