Sono 1.669 le azioni legali nel mondo che riguardano la protezione dell’ambiente e i cambiamenti climatici: di queste 1.339 sono state intentate negli Stati Uniti, le altre 330 nel resto del mondo, 298 contro governi, 32 contro aziende o privati, secondo la banca dati del Sabin Centre for Climate Change Law della Columbia University di New York. Questo genere di contenziosi legali sono in constante aumento: quando l’abbiamo consultata alla fine di novembre 2019 erano 1.623. Di particolare interesse i casi che hanno come querelanti i giovanissimi che chiedono di rispettare il loro futuro.

COLUMBIA. Venticinque giovani, di età compresa tra i 7 e i 25 anni, hanno vinto una causa contro il governo colombiano colpevole di non aver tutelato il loro diritto ad un ambiente sano: nell’aprile 2018 la Corte Suprema colombiana ha imposto al governo di redigere un piano d’azione per ridurre a zero il tasso di deforestazione dell’Amazzonia colombiana entro il 2020 causato, si legge nella sentenza «dall’accaparramento delle terre, dalle coltivazioni illecite, dall’estrazione illecita di minerali, dalle coltivazioni dell’agro-industria e dall’estrazione illegale di legno». Dal 15 ottobre al 12 novembre 2019 il Tribunale di Bogotà ha convocato una serie di udienze per monitorare lo stato di avanzamento del piano, si attendono le sue conclusioni.

CANADA. Il 25 ottobre scorso 15 giovani canadesi tra i 10 e i 19 anni hanno fatto causa al governo federale sostenendo che gli impatti dei cambiamenti climatici che hanno già sperimentato nel corso della vita violano il loro diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza e alla protezione che dovrebbero essere garantiti dalla Carta costituzionale dei diritti e delle libertà del Canada. I danni derivanti dalla crisi climatica consistono in precarie condizioni di salute dovute a incendi, fumo e temperature estreme; nel rischio per la sicurezza personale a causa dell’innalzamento del livello del mare, di alluvioni e dell’erosione dei suoli e anche nella perdita di tradizioni culturali e del patrimonio causati dall’aumento delle temperature e dallo scongelamento del permafrost.

INDIA. Ridhima Pandey a 9 anni ha perso in primo grado la sua causa contro lo stato indiano, colpevole a suo giudizio di non aver fatto abbastanza per mitigare i cambiamenti climatici. La sentenza a suo sfavore è stata emessa il 9 gennaio 2019 dal Tribunale Verde di Nuova Delhi, una sezione speciale dedicata alle controversie sulla protezione e conservazione delle risorse naturali secondo il quale «non c’è motivo per presumere che l’accordo di Parigi e gli altri impegni internazionali non si riflettono nelle politiche del governo dell’India o non sono presi in considerazione nella concessione di autorizzazioni ambientali». Questo malgrado le emissioni di gas ad effetto serra in India siano cresciute del 5% l’anno negli ultimi anni, con una frenata registrata solo negli ultimi mesi del 2019 grazie ad un calo dell’elettricità prodotta nelle centrali a carbone. Ora il caso di Ridhima è attesa di una pronuncia da parte della Corte Suprema indiana.