Continua la migrazione di massa dal grande al piccolo schermo. E, dopo il successo critico/di pubblico di True Detective, e il picco d’ascolto dell’ultimo episodio della terza stagione di Girls (oltre un milione di spettatori lasciati a chiedersi se l’anno prossimo Hannah ci farà veramente lo scherzaccio di finire, da New York, in Iowa) HBO lancia un’altra serie al femminile. Il titolo, Doll& & Em, fa pensare a classici della situation comedy americana come Laverne & Shirley. In realtà questa nuova fiction di sei episodi (la sitcom con Penny Marshall e Cindy Williams andò invece in onda consecutivamente sulla Abc dal 1976 al 1983) sembra più una versione reality di Entourage con un tocco di Curb Your Enthusiasm, due grossi hit del canale via cavo di Time Warner.

Secondo il modello inaugurato da True Detective, tutti gli episodi sono diretti dallo stesso regista, Azazel Jacobs (figlio del grandissimo dell’underground Usa, Ken Jacobs) che li cofirma insieme a Emily Mortimer e Dolly Wells. Mortimer e Wells sono anche le creatrici e coprotagoniste di Doll & Em, che prende spunto dalla loro amicizia per riffare liberamente sulla storia di un’attrice hollywoodiana emergente (Mortimer) che assume come segretaria personale l’amica d’infanzia (Wells).

Il primo episidio inizia con Em di fianco a Bradley Cooper sul tappeto rosso, che viene raggiunta al telefono da Dolly in lacrime: il fidanzato l’ha lasciata ed è inconsolabile. Sui due piedi, l’amica del cuore la convoca da Londra a LA in qualità di assistente. «Ma devo farti anche il bucato?», chiede Doll nella veloce tratattiva. «Non dire sciocchezze, per quello ho la cameriera», risponde Em che ha l’aria molto più democratica di quanto sia in realtà . Le cose si complicano infatti quando dal bucato si passa al «caffè» (rituale stereotipo dell’assistente hollywoodiano) che Em predilige sotto forma di caffelatte, con molta schiuma, tre dosi di espresso e servito in una tazza di taglia media.

Per gran parte improvvisata al momento delle riprese, sulla base di un canovaccio steso da Mortimer e Wells, Doll & Em non è però la storia delle piccole tirannie di un’attrice che sta cercando di farsi strada. L’abuso tra amiche diventa presto una strada a doppio senso, in cui insicurezze, piccinerie e narcisismi micidiali rimbalzano tra le due come su un tavolo da ping pong. La gerarchia intrinseca, almeno sulla carta, al rapporto di lavoro dà mordente all’alternarsi di battaglie e tregue, che altrimenti non sarebbero troppo originali. Doll è una segretaria disastrosa, Em un boss lamentevole e pieno di fisime.

Le due competono per l’attenzione di un marpionissimo produttore inglese immerso in una Jacuzzi, per quella di Susan Sarandon (che interpreta se stessa), per chi ha più bisogno di cosa e, dopo un po’, anche per un ruolo. Non è Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz ma sicuramente le autrici ci hanno pensato. Hanno pensato anche a Woody Allen (con cui Mortimer ha lavorato in Match Point: era la moglie che Matthew Goode non lasciava per Scarlet Johanasson) e a Nicole Holocefner (con cui Mortimer ha lavorato in Lovely and Amazing), regista/sceneggiatrice di quadretti a base di gente orribile che parla moltissimo di sè , come The Walking and Talking o People With Money.

In una recensione della sitcom apparsa su «Slate», Willa Paskin ha coniato un nuovo, iperubiquo, genere televisivo, i jerk show, e cioè intere serie dedicate a degli esseri umani inqualificabili (la traduzione migliore per jerk è probabilmente «stronzo») –come Breaking Bad, House of Cards, Curb your Enthusiasm, Girls, The Sopranos….Ma «la stronzaggine» di protagonisti come Tony Soprano, Hannah Horvat, Francis Underwood o Walter White ha una statura iperbolica che Em e Doll non raggiungeranno mai, e a cui forse non ambiscono nemmeno. Regista/sceneggiatore di piccoli cult indipendenti come Momma’s Man e Terri, Azazel Jacobs è un autore che sa rendere molto bene l’umiliazione dell’umano troppo umano, e sa metterci a disagio guardandolo. Quello che non è ancora chiaro (dopo due episodi andati in onda) è se Doll ed Em avranno il coraggio degli autentici jerk show, o se rimarranno delle dilettanti.