Quando è l’errore che ci indica la direzione giusta da seguire
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Quando è l’errore che ci indica la direzione giusta da seguire

Scienza In Gli Errori Fecondi, come uno sbaglio può contribuire al progresso. G.B.Zorzoli, Il Mulino, 2024
Pubblicato 7 mesi faEdizione del 7 marzo 2024

L’epistemologia, che studia la natura e i limiti della conoscenza scientifica, ci ha consegnato nel secolo scorso la necessità di inquadrare la ricerca scientifica nel complesso rapporto tra conoscenza ed errore. Tale pensiero ha portato Ernst Mach e Karl Popper a concepire la crescita della conoscenza come conseguenza dell’errore, che gioca un ruolo nella evoluzione scientifica e tecnologica e quindi, in definitiva, nell’etica e nella democrazia. La scienza non può procedere se non collezionando errori e fallimenti. A volte, dice GB Zorzoli nel suo libro, Gli Errori Fecondi, come uno sbaglio può contribuire al progresso (Il Mulino, 2024), appena uscito in libreria, è addirittura l’errore che induce a nuove scoperte nella scienza.

IL LIBRO HA ASPETTI DI GRANDE interesse. Il primo è quello di evidenziare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la straordinaria testimonianza diretta dell’autore delle tematiche energetiche negli ultimi sessant’anni. Una testimonianza fatta di date, di valutazioni tecnico-politiche, di interpretazioni, di analisi di cambiamenti che hanno costellato la complessa questione dell’energia.

DA ZORZOLI CI VIENE DATA, ad esempio, la chiave di lettura del pensiero del biologo e filosofo Ernst Haeckel in cui ante litteram la visione dell’evoluzione biologica si intreccia con quella spirituale, e le osservazioni scientifiche si confrontano con le grandi riforme socioculturali, preconizzando un carattere dell’evoluzione dell’uomo oggi di gran appeal, quello della supremazia del più adatto e non del più forte e del vero ruolo, indipendente più che egemone, della natura nel suo rapporto con l’uomo. Nel capitolo quinto emerge la insostenibilità dell’uomo Haeckel per la sua ingiustificabile e ignominiosa responsabilità politica, ma viene evidenziato anche l’eclettismo del suo pensiero.

L’ATTENTA ANALISI dello sviluppo del tema dell’energia è affrontato nelle varie parti del libro con considerazioni illuminanti, come tra le altre l’importanza della geopolitica nell’assist involontario delle crisi petrolifere a partire dal 1976 e l’interessante parziale rifiuto nei confronti delle politiche energetiche degli USA di Jimmy Carter e del suo visionario National Energy Act del 1978. Altro esempio, la disamina dei concetti che ancora oggi sono oggetto di discussione, come quelli della indipendenza e della sicurezza energetica. Oppure, ancora, le vere ragioni per il mancato sviluppo del nucleare e l’individuazione dei suoi limiti strutturali che sono solo tecnologici e non politici: interessante al riguardo la boutade ambientalista di un nucleare autoritario che si contrappone alle rinnovabili democratiche che nulla c’entra con i veri limiti del nucleare che si riferiscono ai suoi costi e alla sua pericolosità. Altre considerazioni mostrano, come nel caso del dieselgate del 2015, l’inevitabile avanzamento del progresso, nonostante disattenzioni e nefandezze. E mostrano anche che occultare gli errori commessi non è mai una buona idea.

UN ALTRO MERITO DEL LIBRO è quello di associare agli errori fecondi gli aspetti umani di coloro che hanno commesso quegli errori, non sempre propriamente irreprensibili, anzi. Attraverso gli errori i tasselli del mosaico si ricollocano al loro posto; il progresso scientifico da una parte, il ricercatore dall’altro, che proprio con i suoi errori dimostra l’ineluttabilità del progresso, che, nonostante lui, è destinato ad avanzare. Perché gli errori scientifici sono indipendenti dalla natura dell’uomo, appartengono alla natura delle cose.

ORMAI L’ERRORE NON È PIÙ una disfunzione, un inciampo, una vergogna, ma una chiave che apre le porte della conoscenza. La paura dell’errore è stata tramutata nella necessità della sua funzione e quindi della sua potenzialità euristica, come detto, e del suo ruolo nello spirito scientifico e nella democrazia. Popper nel 1983, nel suo decalogo per una nuova etica, indicò come “nascondere gli errori deve essere considerato un peccato mortale” e che “il nostro atteggiamento verso gli errori deve cambiare, è qui che deve cominciare una riforma etica”. L’errore, non solo quello fecondo, è lo strumento per un modello di conoscenza più giusto: forse questa è la risposta alla domanda che Zorzoli fa sul riconoscimento al diritto all’errore nella sua Introduzione.

* Prorettore alla Sostenibilità, Università La Sapienza di Roma

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