Tanto di cappello alle donne che hanno promosso la marcia Sì Tav di ieri 10 novembre a Torino. Sono riuscite a mobilitare un bel po’ di persone su parole d’ordine che rimandano al futuro, alla speranza, e non all’incarognimento e all’astio.

Un marketing politico di livello accademico. Sulla base di una fandonia strepitosa, che il Sì Tav rappresenti l’avvenire. Sono quasi trent’anni che questo progetto fa parlare di sé e si continuerà a palleggiarlo per altri trenta, come minimo. Le più avvertite e i più avvertiti del gruppo promotore lo sanno perfettamente, non perché abbiano inaspettate doti mistiche, ma perché hanno letto i documenti ufficiali (per esempio, tra gli altri, Presidenza del Consiglio- Osservatorio… Torino Lione, 10 novembre 2017) e hanno scoperto che il vertice della dimostrazione sul perché Tav sì! si fonda su un incontestabile perché Tav sì! soprattutto se autorevolmente ribadito mezza dozzina di volte in poche righe.

La fede è una componente importante in molte vite, si sono dette, dunque va incentivata. Si chiamava Treno Alta Velocità, poi si è scoperto che la velocità non c’entrava niente. Per un po’ si è tramutato in Treno Alta Capacità, ma questa nuova etichetta faceva ancora più ridere, lascia perdere. Si è per ora striminzita in NLTL-Nuova Linea Torino Lione.
Poi, si vedrà.

Neppure a Chi l’ha visto? hanno notizie del celebre Corridoio 5 che dall’Atlantico doveva arrivare in men che non si dica all’Europa dell’Est, a Kiev, con glorioso scalo a Torino.
Si è trasfigurato in Corridoio Mediterraneo dalla topografia traballante, comincia forse lì o là e finisce, ci auguriamo, laggiù o magari più a nord-sud. A declamarlo con voce tonante fa ancora la sua più che bella figura.
Poi, si vedrà.

Il futurismo delle promotrici mi piace (un po’ meno quello di La Stampa, la Repubblica, e altri accaldati officianti). Scagliarlo come una clava sulla sindaca Appendino mi pare sprecato anche perché non si vede bene dove questa amministrazione si distingua dalla precedente guidata da Piero Fassino, in platea in piazza Castello a evocare Kant e la Ragion Pura del Tav. E ieri Ezio Mauro su la Repubblica era nientemeno intento a glorificare l’iniziativa come la vera opposizione al governo gialloverde in carica, magari dimenticando che una manifestazione d’opposizione alla barbarie paragovernativa in piazza c’era, a Roma contro Salvini, ed erano anche di più. E un’altra delle femministe di Non Una di Meno nelle piazze di tutta Italia contro il ddl Pillon.

Futuro sì! Futuro no! È questo il tema? I Tir sono tanti, i vagoni pochi, il Frejus sembra vecchio, del nuovo tunnel futuristico non c’è ancora un centimetro uno.
Senti questa: la Piaggio ha sperimentato un anno fa, prima assoluta in Europa, un drone cargo che non è un drone, ma un vero e proprio aereo da trasporto merci. È unmanned-senza equipaggio, a guida remota. Vuoi mettere che trasporti anche un bel po’ di futuro, che so, da Torino a Lione, NLTL? Io, se avessi dei soldi, un investimento in questo volatile lo farei. Se non è futuro-futuro questo!
Dite: non se ne può più di questo immobilismo! Of course.

Io conosco, dico per dire, dei torinesi che si muovono un casino. Dall’abitazione di Torino, dalla sede legale di Amsterdam, da quella fiscale di Londra o dagli Usa, vassapere, hanno appena piazzato ad un’azienda giapponese posseduta da un fondo (finanziario) americano, un non plus ultra della tecnologia italiana, la multinazionale italiana Magneti Marelli. Per 6,2 miliardi di euro. Oddio come tintinna allegramente il salvadanaio degli Agnelli torinesi e dei loro manager dorati.

Morte all’immobilismo, hanno sicuramente cantato in coro, con l’occhio intento al loro futuro.
Quasi quasi raccomanderei una manifestazione futuribile in piazza Castello.