Una falla dietro l’altra e davanti all’evidenza persino Attilio Fontana è stato costretto ad ammettere di aver sbagliato qualcosa. «Stiamo mettendo mano nel sistema informatico sulla gestione delle vaccinazioni perché qualcosa non ha funzionato» ha detto il presidente lombardo. «Quella dei vaccini non deve essere una corsa a chi arriva prima, ma una campagna fatta in modo sensato» anche se fino a pochi giorni fa lui, Letizia Moratti e Guido Bertolaso promettevano di fare il miracolo vaccinando 8 milioni di lombardi entro giugno.

Dopo i buchi nei sistemi informatici di prenotazione dei vaccini gestiti dalla società regionale Aria Spa, Radio Popolare ha scoperto un nuovo errore: persone che non ne avevano diritto sono state vaccinate nell’hub della Asst Santi Paolo e Carlo di Milano. Il link alla pagina dove prenotare il vaccino per i sanitari dipendenti della struttura era aperto a tutti. Chiunque in possesso del link riusciva a prenotare il vaccino pur non rientrando nelle categorie a cui è riservato in questo momento: sanitari, personale e ospiti delle Rsa, over 80 e personale scolastico. Una persona si è quindi prenotata e insieme a un giornalista di Radio Popolare si è presentata lunedì mattina all’appuntamento all’ospedale militare di Baggio a Milano, rifiutando il vaccino all’ultimo momento e spiegando ai vaccinatori presenti quanto successo.

Contattato, il direttore sociosanitario della Asst Giorgio Cattaneo, ha ammesso l’esistenza di questi casi nonostante i controlli effettuati. «Si contano sulle dita di una mano» ha spiegato in un primo momento alla radio. Salvo poi precisare con una nota scritta che i casi di furbetti individuati sono stati un po’ più di quelli che si contano sulle dita di una mano: 220. E quanti sono quelli non individuati? Non si sa. Alcuni ascoltatori durante il microfono aperto alla radio hanno raccontato che il link girava in alcune chat WhatsApp.

Quante persone sono quindi riuscite a vaccinarsi pur non avendone diritto? «Lo chiederemo a Fontana e Moratti, faremo accesso agli atti» dicono il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti e Massimo De Rosa del Movimento 5 Stelle. La deputata Stefania Mammì del Movimento 5 Stelle annuncia un’interrogazione al Governo. «Imbarazzante la situazione in Lombardia, ora basta. Oramai tra i cittadini dilaga la paura e lo sconforto, la mancanza di controllo da parte di Regione diventa ogni giorno più drammatica al punto tale che chi non ha diritto riesce a vaccinarsi perché non ci sono verifiche e controlli. La situazione è diventata insostenibile, interrogherò il ministro Speranza per la tutela della salute e per far luce su questa ennesima e squalificante situazione lombarda».

In generale è tutta la campagna vaccinale lombarda ad essere nella bufera. Iniziata a rilento, sta proseguendo in modo disomogeneo e con parecchi problemi: sms di scuse agli over 80 perché la loro prenotazione non era stata ancora gestita, anziani mandati a chilometri di distanza perché la piattaforma informatica sbagliava a riconoscere i cap, persone che sono state chiamate a fare il vaccino dopo essere state vaccinate. All’ospedale di Cittiglio, in provincia di Varese, da due giorni i frigoriferi sono pieni di vaccini, ma la sala d’attesa è vuota di persone da vaccinare. Sulle circa 120 postazioni giornaliere disponibili il sistema informatico questa settimana sta mandando solo 25 persone al giorno.

«Qui non è un problema di tecnici, ma di politici, perché Aria Spa è un carrozzone voluto da Fontana e dall’assessore Caparini, una società in cui Lega e alleati si spartiscono le poltrone apicali e danno le direttive da seguire» attacca il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati. «In questo anno di pandemia pensavamo di averle viste tutte, ma la Lega, in quanto a incapacità di governo, non smette mai di stupire». Anche per la segretaria milanese del Pd Silvia Roggiani «la Lega si trincera dietro la solita difesa delle polemiche sterili, ma la verità è che sono loro stessi ad ammettere che qualcosa non ha funzionato, ieri Salvini oggi Fontana».

La giunta lombarda continua anche a non prendere provvedimenti più restrittivi in provincia di Brescia, messa in zona arancione rinforzato con numeri da rossa. Nei primi 8 giorni di marzo il Covid a Brescia ha fatto 100 morti, le terapie intensive cittadine sono sature oltre il 90%.