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Pyongyang chiude ai turisti la frontiera cinese del Dandong

Pyongyang chiude ai turisti la frontiera cinese del Dandong – Reuters

Coree Tokyo annuncia attacco inesistente, allerta Usa

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 11 aprile 2013

La gaffe più clamorosa della giornata di ieri spetta al Giappone. Nella mattinata asiatica l’account ufficiale su Twitter della città di Yokohama ha lanciato il seguente messaggio, per errore: “la Corea del Nord ha lanciato il missile”. Tra i 40mila follower si è subito animato il dibattito, mentre gli amministratori del profilo Twitter cercavamo di metterci una pezza. Per dire della situazione in Giappone, l’unico paese che ha schierato nel bel mezzo della sua capitale l’armamentario di difesa contro attacchi missilistici. E in realtà ieri, nella giornata che veniva data come quella probabile per un attacco o un estremo gesto da parte di Pyongyang, non è accaduto quasi nulla.

Il Giappone proprio per il suo dispiegamento difensivo made in Usa è finito nel mirino di “eventuali attacchi”, come ha scritto il quotidiano nord coreano Rodong Sinmun, mentre l’unica notizia di una certa rilevanza è quella che riguarda la decisione da parte della Corea del Nord di chiudere la frontiera con la Cina ai turisti. Nella mattinata di ieri le agenzie di viaggio nei pressi di Dandong, al confine tra Cina e Corea del Nord, hanno specificato di aver ricevuto l’ordine da Pyongyang di rinunciare ai viaggi da una parte all’altra della frontiera. Richiesta garantita per i turisti, mentre sul fronte doganale pare che tutto sia proceduto come al solito, a conferma del clima non certo di agitazione che si respira nella prossimità di quello che dovrebbe essere il centro del dilemma.

Anche a Seul le cronache cittadine raccontano di una città in cui la vita si è svolta regolarmente. Questo nonostante le avvisaglie di ieri mattina, quando il ministero degli esteri sud coreano, riprendendo un report americano, aveva specificato che c’erano probabilità di un attacco missilistico nord coreano. La svolta sarebbe potuta avvenire “da un momento all’altro”, come confermava poco dopo anche Washington. Non è successo niente, in realtà, se non l’innalzamento delle misure di allerta difensive sud coreane, passate dal punto 3 al punto 2. Per il resto attesa. C’è ancora chi sostiene si debba aspettare ancora prima di immaginarsi unabbassamento della tensione: nei prossimi giorni ricorrono altre date sensibili, tra cui le celebrazioni della nascita di Kim il Sung, l’Eterno Presidente.

In realtà però la giornata di ieri – salvo smentite improvvise – potrebbe avere segnato un punto importante della crisi coreana, anche perché in queste settimane di minacce e provocazioni, il resto delle nazioni chiamate in causa si è mossa su uno scacchiere geopolitico che pur senza guizzi diplomatici, ha lasciato intuire possibili scenari. Intanto Kim Jong un sarà giovane, ma è circondato da vecchi generali che sanno bene come ha funzionato negli ultimi anni la storia nord coreana, in relazione ad esempio agli Stati Uniti.

Andrei Lankov, russo esperto di cose coreane, sul New York Times, ha ricordato come già nel 1994 e poi nel 2006 ad un innalzamento della tensione da parte della Corea del Nord, erano seguiti aiuti consistenti americani. Pyongyang sistemerà il proprio popolo con accorati messaggi circa il dispiegamento di forze che avrebbe spaventato gli imperialisti, per tornare a trattare. D’altro canto gli Stati Uniti hanno potuto fare sfoggio dei propri armamenti, comprese le difese date al Giappone.

Un aspetto non trascurabile: le apparenti follie di Kim Jong un hanno messo all’erta sia Giappone sia Corea del Sud. E i due governi, nel caso decidessero di comprare armamenti necessari alla difesa, saprebbero che rivolgendosi a Washington troverebbero ampia gamma di scelta.

Chi rimane apparentemente con il cerino in mano sarebbe la Cina. In apparenza, perché Pechino contrariamente ad altre situazioni ha tenuto un profilo basso, ma non ha mancato di lasciare intuire alcune possibilità. Una di questa è quella che vedrebbe la Cina gestire un delicato, ma fruttuoso, nuovo corso di rapporti con Seul. Le due economie galoppanti sono alla ricerca di un modo per migliorare le proprie relazioni, e il sottile intervento cinese nell’attuale crisi coreana potrebbe avere lo scopo di rassicurare la Casa Blu di Seul. Si tratta di supposizioni, ma immaginando un lento e progressivo calo della tensione nell’area, si passerà alla fase ben più delicata e foriera di futuri assetti dei diplomatici e degli uomini di Stato.

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