Paolo Putti, professione educatore, ha 47 anni. Faceva parte del nucleo originario del Movimento 5 Stelle genovese, col quale alle elezioni amministrative di cinque anni fa si è candidato sindaco e ha sfiorato il ballottaggio. A gennaio ha lasciato in Movimento 5 Stelle assieme a due colleghi consiglieri comunali, in polemica con la mancanza di democrazia interna.

Putti e gli altri ex grillini di «Effetto Genova» proseguono il loro cammino: la sua candidatura a sindaco è stata presentata ufficialmente ieri sera. Verrà sostenuta da una lista civica, «Chiamami Genova», cui aderiscono, in veste di singoli, esponenti di Possibile e Sinistra Italiana. Il progetto prende le mosse da una lista di 136 parole chiave, da «accoglienza» a «tutela del territorio». Tra di esse figura anche «antifascismo», nonostante avesse destato qualche allarme presso alcuni ex grillini che la considerano troppo «ideologica».

«Stiamo lavorando sulla base delle relazioni che abbiamo avuto con vari pezzi di cittadinanza – spiega Putti al manifesto – Interagiamo con diversi soggetti, cercando di descrivere un progetto per la città, ci mettiamo in relazione con diverse figure. Cerchiamo persone che abbiano voglia di partecipare a questo progetto. Vogliamo capire quali sono le risorse umane migliori per realizzarlo».

Marika Cassimatis, vincitrice delle «comunarie» del M5S, silurata da Beppe Grillo e riabilitata dal tribunale civile, ha deciso di impugnare anche la sospensione dal Movimento. Che tipo di rapporto avrete con lei?

Conosco Marika, siamo stati attivisti assieme per anni, ma ha scelto di combattere dentro il Movimento 5 Stelle, ed è giusto che persegua questa strada, se crede. Tuttavia, se correrà con il simbolo del M5S sarà parte di una lista che non rappresenta la città e che non ci rappresenta, che considereremo allo stesso modo del Pd e del centrodestra. Se invece vorrà impegnarsi con una lista civica, vedremo. Ma penso di poter dire con certezza che non ci saranno apparentamenti, perché il nostro è un progetto diverso, che non si qualifica per via degli «ex», ma parte da alcune persone che non inseguono l’affermazione personale e che vogliono mettersi in gioco.

Cosa salva dell’esperienza, che pure si presentava come «civica», del sindaco uscente Marco Doria?

Doria in effetti appariva così, ma la presenza ingombrante dei partiti e soprattutto del Pd ha avuto il suo peso. In questi anni il sindaco non si è mai liberato da quel giogo. Agli occhi di tanti Doria è una persona che ha un’impostazione molto rigorosa, questa è una caratteristica che tutti gli hanno riconosciuto. Ma si è fermato lì, non ha voluto superare i limiti che il Pd gli ha posto. Non ha saputo uscire da questi schemi e si è trovato prigioniero e isolato.

Per la prima volta un gruppo di ex grillini costruisce un progetto con esponenti della sinistra. È un modello nazionale?

Abbiamo fatto una parte di cammino nel M5S, condividendo alcune istanze, come quelle di parlare alla comunità in maniera ampia, non solo a settori ideologizzati. L’idea della lista civica prende le mosse da qui, tanto che noi per primi ci siamo spogliati della nostra denominazione, non abbiamo paura di rinunciare al nostro simbolo. E abbiamo chiesto a varie persone che ci sembravano importanti di darci una mano.

Questa apertura è una differenza di stile non da poco rispetto al M5S…

È così. Bisogna saper accettare i propri limiti e saper chiedere aiuto, altrimenti si hanno solo candidature autoreferenziali interne, come spesso abbiamo visto nei partiti. Noi riconosciamo di essere mancanti, ammettiamo di aver bisogno di una mano. Già in passato avevo detto una cosa simile, sia per la Regione che per la città. Occorre un atto di umiltà.

Come comporrete la lista?

La gente ha bisogno di dati certi, di toccare con mano la credibilità. Le liste saranno fortemente limitate per chi ha già avuto esperienze di partito o di movimenti come il nostro. I bisogni che abbiamo evidenziato sono chiari, il tipo di persone che cerchiamo anche.

Rinunciate al simbolo «Effetto Genova», ma restate legati a Federico Pizzarotti?

Con lui costruiremo qualcosa di più ampio. A Parma possono allargare alla società civile in maniera diversa. Ma a noi la città in questo momento chiedeva altro.