È stato un vero proprio raid quello compiuto la settimana scorsa a Varsavia dal Ministro della difesa Antoni Macierewicz, accompagnato dalla polizia, in una struttura di controspionaggio affiliata alla Nato. Secondo il quotidiano polacco «Gazeta Wyborcza i funzionari del governo che hanno fatto irruzione nell’edificio erano in possesso di un doppione della chiave degli uffici. Una sorta di mini-putsch che ha portato alla rimozione del colonnello Krzysztof Dusza, responsabile della struttura scelto dal precedente governo di Piattaforma civica (Po), sconfitto in modo pesante alle elezioni politiche dello scorso ottobre.

Lo squadrone di Macierewicz avrebbe sequestrato numerosi fascicoli e cambiato tutte le serrature delle scrivanie dopo aver annunciato la nomina del colonnello Robert Bala a capo della struttura. Gli uomini di Macierewicz hanno giustificato la propria iniziativa sostenendo che il predecessore di Bala stava occupando illegalmente l’edificio da più di una settimana.

Molti analisti concordano sul fatto che si tratta di un episodio storico. Fino ad oggi, infatti, nessun paese membro si era mai reso protagonista di un attacco verso una struttura della Nato sul proprio territorio. I portavoce dell’Alleanza Atlantica hanno invece minimizzato l’accaduto sostenendo che l’ufficio inaugurato ufficiosamente in autunno non sia sotto il loro diretto controllo. Macierewicz resta un’eminenza grigia nel partito di estrema destra Giustizia e Liberta (PiS), fondato dai gemelli Kaczynski. Era stato lui a guidare una contro-indagine per discreditare il lavoro della commissione d’inchiesta del precendente governo sulla strage aerea di Smolensk. Agitando lo spauracchio del’attentato russo per conquistare più voti, il PiS è così riuscito nel corso degli anni ad aumentare il proprio bacino elettorale. Dal decennio scorso Macierewicz resta uno degli ideologi di punta della lustracja, la campagna di «moralizzazione» delle istituzioni polacche promossa dai dirigenti del PiS contro ogni cittadino sospetto di aver collaborato con la dirigenza comunista prima del 1989. Vicino ai salotti teo-con di Washington, il falco di Kaczynski si era anche occupato dell’ultima campagna elettorale del proprio partito all’estero garantendo al PiS i voti chiave della diaspora polacca.

Le competenze di Macierewicz nella gestione dell’intelligence militare non dovrebbero interferire con quelle affidate a Mariusz Kaminski, nel suo ruolo di coordinatore delle attività dei servizi segreti in seno al governo della premier Beata Szydlo. L’ex-direttore dell’Ufficio per la lotta alla corruzione era stato graziato con un provvedimento ad personam dal presidente polacco Andrzej Duda, prima ancora di ricevere una condanna definitiva per corruzione. E soprattutto il capitolo giustizia a provocare l’allarmismo e l’indignazione dei parlamentari all’opposizione e dell’elettorato urbano. Il governo sta facendo di tutto per aggirare una sentenza della Corte costituzionale che prevede la reintegrazione di 3 giudici dello stesso organo nominati dal governo precedente targato Po, ma non ancora entrati in carica. Fino ad oggi il PiS ha continuato a rifiutarsi di stampare la decisione della corte sulla gazzetta ufficiale polacca che richiederebbe l’applicazione immediata della sentenza.

E cominciata una nuova stagione della guerra «polsko-polska» tra i PiS e Po, dal quale i rappresentanti e i sostenitori delle forze politiche di sinistra e degli altri partiti sembrano irrimediabilmente tagliati fuori. Alcune migliaia di persone continuano a scendere in piazza nei maggiori centri del paese per protestare contro l’«orbanizzazione» forzata del paese e le riforme volute dal PiS. Intanto Varsavia è diventata un tema caldo anche a Strasburgo. Il parlamento dell’UE si occuperà della situazione in Polonia in un dibattito in programma il prossimo 19 gennaio.