I rapporti tra Ucraina e Russia restano tesissimi. Dopo il tentativo tedesco di tessere il filo tenue di una trattativa, tutto è precipitato per la riottosità di Kiev, facendo tornare al muro contro muro. Non più tardi di tre giorni fa – al telefono – il presidente ucraino Poroshenko e il segretario di Stato Pompeo avevano messo a punto le prossime mosse politico-diplomatiche.

I DUE LEADER sono concordi sulla «pericolosità per tutta l’Europa del North Stream 2», il gasdotto russo-tedesco in costruzione nel Mar Baltico, così come sono favorevoli a nuove sanzioni contro la Russia dopo l’annuncio delle conclusioni dell’indagine sull’abbattimento del volo MH17 malese sui cieli del Donbass nel 2014.

Poi, ieri, Putin è tornato a parlare di Donbass. L’occasione, durante un incontro con i giornalisti, è stata una telefonata dello scrittore Zakhar Prilepin consigliere del presidente dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk Alexander Zacharchenko, nonché scrittore di un certo talento (alcuni sui libri sono stati pubblicati da Voland) e braccio destro del nazionalbolscevico Eduard Limonov. Prilepin ha sostenuto di essere a conoscenza di una prossima offensiva dell’esercito ucraino nel Donbass durante la Coppa del Mondo di calcio che inizierà il 14 giugno a Mosca.

PUTIN, PER NULLA SORPRESO, ha espresso «la speranza che una tale provocazione non ci sarà. Ma se ciò dovesse accadere avrà conseguenze molto gravi per lo Stato ucraino nel suo insieme». Affermazioni forti per un siparietto costruito ad arte per la Tv, in cui però per la prima volta il presidente russo balugina la possibilità di una guerra generalizzata con l’Ucraina. Putin teme che la vetrina dei mondiali di calcio venga sfregiata da una qualche provocazione. Del resto, a Kiev nell’arte della provocazione si stanno specializzando da tempo.

Putin ha voluto anche commentare il tragicomico caso di Arkady Babcenko il giornalista russo che a Kiev ha inscenato d’accordo con i servizi ucraini il proprio omicidio ad opera di un fantomatico killer russo. Putin ha sostenuto che «ogni messa in scena» è sempre «controproducente per chi la progetta» . Per quanto riguarda il capitolo delle indagini secondo la polizia ucraina alla testa dell’organizzazione terroristica russa che avrebbe dovuto eliminare, oltre a Babcenko, prossimamente ben 47 giornalisti ucraini ci sarebbe stato Boris German un ucraino già combattente nell’esercito regolare nel Donbass e titolare di una joint-venture tedesco-ucraina produttrice di armi.

Paradossalmente però lo stesso German non solo si è dichiarato innocente, ma ha sostenuto di essere un «agente doppio», cioè di essersi infiltrato nel FSB russo al fine di sventare gli attentati. Come finirà questo modesto thriller è ancora presto per dirlo, ma forse il pubblico pagante avrà diritto ancora a qualche altro colpo di scena.