Ci mette due minuti e mezzo, Vladimir Vladimirovic Putin, a infrangere ogni possibilità che l’invasione dell’Ucraina possa fermarsi. Lo fa apparendo alla tv di stato russa, dopo una conferenza stampa in cui il portavoce del Cremlino aveva proposto colloqui a Minsk e annunciato che i dirigenti dell’Ucraina avevano chiesto invece Varsavia – ma poi avevano «preso una pausa piuttosto lunga» nelle comunicazioni, cioè erano spariti.

LA SPERANZA DI SOSTITUIRE le parole ai tank dura pochi minuti, perché Putin è brutale. «Una banda di drogati e neonazisti» si è impadronita del potere e commette «un genocidio nel Donbass», non ci stiamo scontrando con i soldati ucraini ma «con gruppi nazionalisti, che sono neonazisti e seguaci di Bandera», il nazista ucraino che collaborò con Hitler e con l’Olocausto – e oggi un eroe nazionale con tanto di medaglia postuma. Putin chiede all’esercito regolare: «Prendete il potere nelle vostre mani, ci sembra più facile arrivare a un accordo con voi che con quella banda di drogati e neonazisti che si è installata a Kiev e ha preso l’intero popolo ucraino in ostaggio».

È UN INVITO AL COLPO DI STATO, e nemmeno velato. Arriva mentre le truppe russe sono quasi dentro Kiev e quelle ucraine fanno saltare i ponti della città. Arriva mentre il presidente ucraino scompare per ore, ma non c’è nessun golpe e Volodimir Zelensky non è stato catturato: riappare in un video girato in modo artigianale, lui e il primo ministro e altri membri del governo, tutti in tuta mimetica, in una strada della capitale vicino alla sede del governo: «Siamo qui, siamo a Kiev, difendiamo l’Ucraina» – e lo scrive Itar-Tass, l’agenzia ufficiale di Mosca.

Tra i colloqui a Varsavia o a Minsk (in Bielorussia, l’allineatissimo paese da cui Putin ha lanciato l’invasione) e la richiesta all’esercito ucraino di avere la testa di Zelensky, Putin incassa l’appoggio più grande di tutti, quello della Cina. Lo incassa prima con la Cina che si dichiara «contro ogni sanzione illegale a carico della Russia», poi con una telefonata di Xi Jinping in cui il leader cinese afferma di voler «collaborare con la comunità internazionale per sostenere un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile con l’Onu al centro», insomma un nuovo ordine mondiale, su cui lavorare «con il caro amico» Putin.

PECHINO APPOGGIA apertamente Mosca, quindi – e contemporaneamente è un enorme partner commerciale di Kiev, di cui ha comprato anche la Borsa. Tra mosse sopra e sotto il tavolo, non è impossibile che ci sia Xi dietro a quelle richieste incrociate di colloqui. «A patto che gli ucraini prima depongano le armi», aggiunge il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov. Sulla strada per Kiev potrebbe cambiare il mondo, e difficilmente in meglio.
Mentre i guastatori russi vanno a caccia della leadership del paese invaso, al tramonto di un’altra giornata di guerra il ministero della Difesa di Mosca elenca i successi di giornata: 211 strutture militari distrutte, tra cui una ventina di sistemi missilistici, una quarantina di radar, «6 aerei, 1 elicottero, 5 droni…». È una letale lista della spesa, chissà se è vera, certo l’invasione sembra un po’ meno blitzkrieg del giorno prima, ma la sproporzione delle forze in campo resta enorme.

È NELL’OPINIONE PUBBLICA di Santa Madre Russia che qualcosa scricchiola. Gli arresti nelle manifestazioni pacifiste sono arrivati a 1.800, arrivano anche le prime condanne, fanno sentire la loro voce anche alcune celebrità nazionali come il noto anchorman (della tv di stato) Maksim Galkin, il cantante pop Valery Meladze, la rockstar russa Zemfira Ramazanova, la giornalista e socialite Ksenia Sobchak – nomi ignoti al mondo, molto noti ai russi. Una petizione contro la guerra sulla piattaforma Change.org raccoglie 400mila firme in un solo giorno.

E in attesa di sentire il peso delle «sanzioni devastanti» (definizione di Joe Biden, ma ci vuole una certa fantasia per definirle tali) Mosca perde pezzi di mondo. Artisti russi esclusi dall’Eurovision Song Contest che quest’anno si tiene a Torino (l’anno scorso vinsero i Maneskin), decisione dell’European Broadcasting Union che lo produce, «dopo aver consultati gli altri paesi» – e dopo aver cambiato idea rispetto al giorno prima.

ANNULLATO DALLA FIA anche il Gran Premio di Formula 1 di Sochi – controllato dall’americana Liberty Media. La Federazione internazionale dello sci annulla tutte le gare in Russia fino alla fine della stagione – alle Olimpiadi invernali la Russia, con la maglia del comitato olimpico causa i noti problemi di doping di stato, era andata benissimo. Non ci saranno gli europei di tiro a volo a Mosca – annullati anche quelli, ed erano in agosto. E infine, ben peggio per Mosca, limitazioni di Facebook su alcuni account di media di stato russo, per decisione dell’azienda – il Cremlino ha risposto sdegnatissimo ordinando a sua volta limitazioni nell’uso di Facebook nell’intero paese.
Sembra niente mentre in Ucraina si spara, si muore, si fugge. E in Occidente si trema.

Errata Corrige

Secondo giorno della guerra di Putin, che prima illude sul dialogo e poi invita i militari ucraini a prendere il potere. Continui raid sulle grandi città sotto assedio, il dramma dei civili in fuga. Dall’Ue sanzioni più dure. Draghi: noi con la Nato. Il papa dai russi: basta bombe. Ieri e ancora oggi in piazza l’Italia che invoca la pace