Leonid Razvozzaev ha 40 anni: gli ultimi 4 e mezzo li ha passati nelle carceri russe, condannato alla detenzione con l’altro leader del «Fronte di Sinistra» Sergey Udalzov, per aver organizzato la manifestazione contro le frodi elettorali del 6 maggio 2012 conclusesi con violenti scontri tra polizia e dimostranti. Era riuscito a sfuggire all’arresto – in un primo momento – rifugiandosi nell’ufficio di Kiev dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. Poi è stato individuato e sequestrato da uomini armati (o membri dei servizi segreti russi come sostiene) e tradotto a Mosca. Secondo la rivista americana Jacobin potrebbe essere lui l’alternativa anti-putiniana a Navalny.

«I detenuti politici in Russia sono sottoposti a regimi durissimi che spesso violano le stesse leggi della Federazione. Non si possono ricevere libri o avere un computer. O un cucinino in cella. Non si possono avere contatti con altri detenuti politici e raramente è concesso mandare email scritte a mano e scannerizzate dalle guardie carcerarie. I colloqui con i parenti sono solo dietro il vetro» spiega Razvozzaev. «Io non mi sono mai lamentato mi bastava quanto trovavo nella biblioteca del carcere. E non ho mai avuto grandi esigenze». Secondo il sito politzeki.ru al momento i detenuti politici censiti in Russia sono 152, ma dal 2008 sono stati condannati per motivi politici almeno 406 persone.

Leonid, che cosa è «Il Fronte di Sinistra»?
È una organizzazione che vuole raccogliere militanti sindacali e politici per una trasformazione socialista della Russia. Rifuggiamo dai dogmi, l’impostazione di Marx era antidogmatica. Penso che nell’attuale situazione sociale si può aspirare a una società socialista di tipo scandinavo e battersi per un cambiamento pacifico della società. Ma non è detto che se la situazione mutasse, non potrebbe tornare in auge una prospettiva più rivoluzionaria. Nel 2012, ai tempi delle grandi manifestazioni contro i brogli, iniziammo a far paura perché il movimento da liberale stava diventando se non «rosso» sicuramente «rosa»: si avanzavano rivendicazioni sociali. Per questo che siamo finiti in carcere o costretti a emigrare.

Come caratterizzi il regime putiniano?
Non amo le personalizzazioni, ma Putin è il rappresentante del grande capitale russo, del tipo di capitalismo che si è costituito dopo il crollo dell’Urss.

Voi collaboraste con Navalny nei movimenti del 2012, cosa pensi delle manifestazioni che ha organizzato in primavera?
Navanly svolge una funzione di risveglio della nostra società; sta mostrando a che livello di corruzione è giunto il potere politico. Ma questo non significa essere d’accordo con le ricette che propone. Lui pensa che se andasse al potere tutto si sistemerebbe e la Russia otterrebbe democrazia e tranquillità. Ma non è così. Se non ci sarà redistribuzione delle ricchezze, se non ci sarà autogestione economica e politica, i poveri resteranno poveri e i ricchi, ricchi. E non escludo che alle sue spalle si muovano importanti gruppi capitalistici che a questo punto vorrebbero sostituire Putin. Penso in generale che siamo alla vigilia di grandi cambiamenti politici in Russia e la sinistra debba prepararsi, unificandosi.
I leader dei partiti parlamentari, quello comunista e «Russia Giusta» fanno da ruota di scorta all’attuale governo. Spero che inizino ad agire in modo più indipendente. Nel partito comunista ci sono molti attivisti che dovranno essere in prima fila nella lotta per il cambiamento.

Cosa pensi della crisi ucraina?
Sono contro la guerra. Ma in questa situazione credo che vada sostenuta la popolazione del Donbass che resiste a un regime filofascista e filoamericano. Questa crisi è stata costruita ad arte dagli americani per porre un cuneo tra l’Ue e la Russia, per impedire l’integrazione che si era avviata, tra queste due realtà.