A sole 72 ore dell’inizio del G20 a Osaka al Cremlino si attende ancora di capire le intenzioni di Donald Trump. Il presidente Usa aveva annunciato di voler incontrare il suo omologo russo nella cornice giapponese, ma fino ad oggi a Mosca sia sui termini del meeting sia sul menù dei colloqui, sono giunte solo indicazioni vaghe. Putin attraverso i canali diplomatici aveva proposto di affrontare seriamente la discussione sul futuro dell’Ucraina, proponendo una collaborazione fattiva americana nel gruppo di contatto del formato Normandia, ma Trump sembra volersi ancora tenere le mani libere in attesa di incontrare Zelenky entro questa estate.
La Russia avrebbe voluto discutere del rebus iraniano sperando di allontanare l’ipotesi di un conflitto che Putin ha sostenuto «sarebbe catastrofico» e ieri Lavrov ha ammonito Usa e Israele a non rinchiudersi in una «torre d’isolamento sulla questione iraniana e aprire il dialogo», senza però ricevere risposta dalla Casa Bianca.

Mosca non vuole però restare in stand-by aspettando le decisioni del capriccioso inquilino della Casa Bianca e ha iniziato ieri una 4 giorni di esercitazioni ai confini dei Paesi centroasiatici. La war game russa denominata «Centro-2019», come informa il ministero della Difesa «è stata assunta a sorpresa dal presidente Putin». Secondo il generale Evgeny Ilyin nelle operazioni saranno coinvolti «circa 150 mila militari, utilizzati oltre 20 mila armamenti, 500 aerei, mentre saranno 35 le navi di supporto». Il generale ha aggiunto che saranno resi disponibili anche 35 poligoni.

Il «distretto militare centrale» è formato da 3 distretti federali e 29 entità costitutive della Federazione russa. Ne fanno parte, ha sostenuto in conferenza stampa il generale Alexander Lapin, anche basi militari in Stati esteri: si tratta della 201esima base militare in Tagikistan, la base di Kant in Kirghizistan e le unità kazake. Il carattere «straordinario» dell’iniziativa e l’ampiezza delle forze messe in campo non possono essere altrimenti che lette come una flessione muscolare da parte di Mosca dopo il rischio conflagrazione bellica di qualche giorno fa tra Iran e Usa. Nel presentarle il ministero della Difesa ha chiamato in causa «i pericoli derivanti dal terrorismo fondamentalista e il narcotraffico» senza citare il Pentagono, ma il messaggio deve essere arrivato forte e chiaro oltre Atlantico, se dalla Nato è giunto un comunicato di «preoccupazione per le esercitazioni russe che minano la pace in Asia». Mosca ha comunque precisato che le «esercitazioni militari a sorpresa e straordinarie» sono diventate di routine dall’inizio del 2019 e ne sono state già effettuate quest’anno almeno 31.

Nel pomeriggio di ieri sono atterrati, inoltre, a Mosca, i ministri degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e della Difesa Mohamed Zaki, per una riunione in formato 2+2 con gli omologhi russi Sergey Shoygu e Sergey Lavrov. Secondo il ministero degli Esteri russo, al centro dei colloqui ci saranno «gli sviluppi in diverse zone del mondo arabo, comprese la crisi in Libia, la situazione in Siria e le tensioni con l’Iran nella regione del Golfo». Dopo un lungo periodo di freddezza, i rapporti tra il Paese arabo e quello slavo sono tornati al sereno. Il governo del Cairo ha mostrato grande interesse per il sistema anti-missile russo S-400 già acquistato recentemente da Turchia e India. Se anche l’Egitto dovesse decidere di dotarsene, potrebbe irritare ulteriormente gli americani, che hanno minacciato più volte gli altri acquirenti delle nuove batterie russe di sanzioni e ritorsioni.