Si sentirà anche circondato dalle basi Nato, come ha detto al Corriere della Sera, ma Vladimir Putin non ha l’aria abbacchiata. Anzi. Non tanto per il prevedibile messaggio che ha lanciato all’Expo, durante la giornata nazionale della Russia (le sanzioni danneggiano l’Italia e non è la Russia a non volere la pace in Ucraina). Ma per il tono e l’atteggiamento quasi provocatorio. Putin ha puntato al nocciolo delle questioni senza convenevoli, con aria di sfida, agevolato dal fatto che al suo fianco si è esibito un Matteo Renzi decisamente in imbarazzo nel vestire i panni di chi dà ragione all’uomo del Cremlino pur facendo parte del “club” – come Putin ha chiamato il G7 – che ha appena minacciato un inasprimento delle sanzioni. Difficile lasciar intendere che l’Italia non c’entra niente. La leggenda narra anche di un gustoso scambio di battute al padiglione russo dove il presidente del Consiglio ne ha detta una delle sue: “Voglio pensare che non ci sia vodka a quest’ora, non ho il fisico”. Poi, indicando le tartine, ha chiesto a Putin quale preferisse. “Dipende dall’orario”. Freddura, i sorrisi e gli sguardi di intesa funzionano solo per un paio di fotografie.

Nonostante le carinerie e la storia secolare che unisce i due paesi, il clima non sembra disteso. Questa volta l’ospite è ingombrante ed esigente anche per una semplice conferenza stampa, ne sono consapevoli i rappresentanti delle più importanti aziende italiane seduti in prima fila prima di rendergli omaggio a pranzo (Finmeccanica, Enel, Pirelli). Il primo messaggio è diretto proprio a loro. “L’Italia è un grandissimo partner internazionale della Russia, ma naturalmente in virtù di note vicende – Putin non dice “sanzioni” – gli scambi commerciali si sono ridotti del 10% e solo nell’ultimo trimestre sono scesi del 25% per cento. E’ una situazione che non ci soddisfa e credo anche che non soddisfi l’Italia, sono sicuro che gli imprenditori italiani non vogliono interrompere gli scambi con la Russia”. Non è una minaccia, è una constatazione: “Ci sono oltre 400 aziende italiane in Russia e questo rappresenta oltre un miliardo di scambi commerciali, mentre i nostri investimenti in Italia sono del valore di 2-3 miliardi”. Quindi le sanzioni “hanno danneggiato i nostri paesi, le imprese italiane non possono guadagnare 1 miliardo di euro da contratti già siglati, in campo militare e tecnologico”. La conclusione del ragionamento sembra una minaccia: “Noi potremmo trovare altri partner, stiamo cercando di modificare il programma delle nostre importazioni, sarebbe proprio un peccato rinunciare alla collaborazione con l’Italia”.

Matteo Renzi, nell’impossibilità di fare altrimenti, si è limitato a dire che in Europa è in corso una discussione franca e che ci sono “idee diverse”, lasciando intendere che le sanzioni non dipendono dalla volontà del nostro paese. Per il presidente del Consiglio è imprescindibile che Europa e Usa mantengano buoni rapporti con la Russia per affrontare “le minacce globali” e l’unica soluzione all’orizzonte per risolvere la questione ucraina è l’applicazione dell’accordo di Minsk 2, “la stella polare, il punto di riferimento di tutti gli sforzi”. Lo stesso concetto ribadito in due battute da Putin, come dire noi l’avevamo sempre detto: “L’accordo di Minsk deve essere applicato in tutti i suoi aspetti di natura politica, militare, umanitaria e sociale, ma non tutti sono stati attuati in pieno”. Quanto alla Libia e il “rischio terrorismo”, altra questione sottolineata da Renzi, l’atteggiamento di Putin sostanzialmente non cambia: “La Russia voleva risolvere quel conflitto pacificamente, quello che sta succedendo oggi è la diretta conseguenza dell’intervento del 2011”. La colpa è vostra.

L’affondo più duro, in risposta a una domanda su quali siano le prospettive dei rapporti con i paesi del G7 che si sono incontrati in Germania, è la fotografia dei rapporti tra l’Occidente e la Russia: “Non abbiamo nessun rapporto con il G7, quei paesi hanno deciso di non avvalersi più del nostro punto di vista alternativo. Auguro successo a questo club, ma ci sono altri vertici, lavoriamo benissimo con i paesi del Brics, ci sono altri vertici, lavoriamo molto bene anche con altri partner”.