Un residuo della Guerra Fredda. Così il presidente russo Vladimir Putin si è riferito alla Nato durante la sua seconda intervista all’emittente statunitense Nbc. «Non è chiaro perché esista ancora: dicevano di volerla trasformare ma ormai questo passaggio è stato dimenticato», ha detto.

La seconda intervista in pochi giorni con un media straniero, che dimostra l’importanza del vertice di domani a Ginevra con l’omologo Joe Biden, è stata un’occasione per discutere di questioni internazionale, rispondendo al contempo ad alcune delle accuse avanzate nei suoi confronti.

Secca la smentita del coinvolgimento di Mosca negli attacchi hacker che si sono susseguiti negli Usa (incluso quello recente all’oleodotto Colonial Pipeline), che il presidente russo ha definito «una farsa».

Altrettanto laconica la risposta in merito all’avvelenamento dell’oppositore Aleksej Navalnyj: dopo aver smentito l’assassinio di qualsiasi oppositore politico in Russia, Putin ha ribadito che le condizioni detentive dell’attivista sono analoghe a quelle degli altri detenuti.

Non sono poi mancati riferimenti allo scenario globale: in particolare, il presidente russo ha ribadito la disponibilità a lavorare con gli Usa sul trattato Nuovo Start e considerare uno scambio bilaterale di prigionieri. Dalla Siria al Donbass – dove Kiev starebbe «continuando a dispiegare truppe» – Putin ha anche parlato dei rapporti con Pechino che sarebbero «senza precedenti», e di cui la Russia sarebbe molto soddisfatta.

Affrontato anche il tema legato al dirottamento da parte delle autorità bielorusse del volo Ryanair Atene-Vilnius del 23 maggio scorso, su cui Minsk avrebbe «preso spunto dagli Usa». Un riferimento al 2013, quando gli Stati uniti costrinsero l’aereo con a bordo l’allora presidente boliviano, Evo Morales, ad atterrare a Vienna.