La Russia intenderebbe bombardare autonomamente le posizioni dell’Isis in Siria, se gli Usa rifiutano la proposta di una coalizione internazionale. Mosca accorda priorità a uno sforzo comune di USA & soci, insieme a Russia, Iran e Siria; se però Washington continuerà a tentennare, il Cremlino avrebbe già pronto un piano da sottoporre al Consiglio della Federazione (il Senato) per l’invio in Siria di duemila specialisti. Questo secondo l’agenzia Bloomberg; ma il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha escluso l’esistenza di tale progetto, definendolo «speculazione non costruttiva». Per Bloomberg d’accordo col piano russo sarebbe ora Riad (sponsor dell’opposizione siriana), disposta «per ora» a conservare Assad.

Sia come sia, pare che la Russia abbia accresciuto la propria presenza nella base navale siriana di Tartus e stia allestendo un aeroporto militare nel sud di Latakia, mentre prendono il via grosse manovre navali nel Mediterraneo orientale.

Da tempo Mosca sostiene che «fermare il Califfato, sia possibile solo mettendo fine al conflitto tra forze governative e opposizione armata islamica sostenuta dall’estero» scrive Sputniknews. Mosca propone agli sponsor stranieri dell’opposizione siriana nemica del Califfato di convincerla a trovare un accordo con Damasco per far fronte comune contro l’Isis e accordarsi sul governo del dopoguerra. Già all’inizio di settembre, ricordava ieri la Tass, Putin aveva preannunciato passi concreti per la creazione di una coalizione internazionale. Consultazioni sono in corso da tempo, oltre che con Washington, anche con Turchia, Arabia Saudita, Egitto, Giordania e altri paesi; l’apertura di un canale informativo con Israele è stata discussa durante la recente visita di Netanyahu a Mosca e sono già intercorsi colloqui a livello di capi di Stato maggiore. Il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha dichiarato che le posizioni di Angela Merkel, per il coinvolgimento del presidente siriano Assad nel processo negoziale, coincidono con quelle del Cremlino. È un fatto che, come scrive ancora Sputniknews, «gli interessi della sicurezza nazionale della Russia siano direttamente correlati a quanto avviene nel mondo islamico. I musulmani costituiscono un settimo della sua popolazione e tra i più stretti alleati di Mosca e dell’Unione Eurasiatica ci sono i Paesi musulmani dell’Asia centrale e quelli confinanti con il Caucaso».

Che la Russia guardi al mondo islamico moderato come a uno degli interlocutori privilegiati, lo testimonia la risonanza data ieri all’inizio della principale festa islamica, il Kurban-bajram, la grande festa del sacrificio. A Mosca le celebrazioni si sono svolte nelle cinque moschee della città, oltre che in decine di spazi allestiti per l’occasione. Ma la cerimonia principale, officiata dal capo dell’Amministrazione spirituale dei musulmani di Russia, Ravil Gajnutdin, si è svolta nella moschea, la più grande d’Europa, riaperta due giorni fa, dopo anni di restauri. All’inaugurazione, insieme a Vladimir Putin, il presidente kazakho Nazarbaev, il turco Erdogan, il palestinese Abbas, i presidenti di Tatarstan e Cecenia, Minnikhanov e Kadyrov. Mosca è direttamente interessata alla lotta contro l’Isis, oltre che per la tradizionale alleanza con la Siria, anche per ragioni interne: sarebbero migliaia i cittadini di nazionalità russa, insieme a gruppi fondamentalisti dell’area del Caucaso o delle ex Repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, che combattono tra le file dell’Isis. Proprio ieri agenti del FSB hanno arrestato all’aeroporto moscovita di Vnukovo un 24enne del Krasnojarsk, in procinto di volare a Istanbul per poi unirsi in Siria all’Isis.

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha invitato la Duma ad adottare una legge per togliere la cittadinanza russa a chi si unisce allo Stato Islamico. È il caso di ricordare che i primi nuclei di terrorismo islamico poi sfociati nell’Isis hanno avuto il battesimo proprio qui, in Cecenia, foraggiati allora da chi intendeva dirigerli contro Mosca.