«Non abbiamo paura di subire restrizioni e non ci sorprendono le sanzioni, ma ciò non ci costringerà ad abbandonare uno sviluppo indipendente e sovrano. Parto dal presupposto che la Russia o sarà sovrana, o non sarà. E, che naturalmente, il popolo russo sceglierà sempre la prima opzione». Inizia così l’intervista concessa da Vladimir Putin al direttore di Media Corporation China Shen Haixiong, prima di salire sull’aereo che lo porterà in Cina per due giorni, prima a Qingdao per il summit della Shangai Cooperation Organization e poi a Pechino.

LE SANZIONI in realtà stanno pesando e peseranno sulla Russia nei prossimi anni. Alexey Kudrin, ex ministro delle finanze e ora presidente della corte dei conti, ha quantificato il danno per la Russia in un punto del Pil. Tuttavia Putin sottolinea che ora, con i dazi sull’acciaio, queste non sono più solo un problema russo ma anche europeo: «Anche coloro che le hanno introdotte contro di noi sulla scia degli Usa, ora iniziano a soffrirle. Non lo dico con gioia o come sprezzante rivalsa: sono convinto che questi mezzi non possano diventare universali e prima o poi sarà evidente che il loro uso danneggia tutti» sostiene il presidente russo.

GRAN PARTE DELL’INTERVISTA però è stata dedicata a rapporti tra i due paesi, un tempo uniti dalla condivisione della teoria marxista-leninista. Per Putin gli obbiettivi di Cina e Russia sono rimasti simili nel tempo: «il presidente Xi Jinping all’ultimo congresso del partito, in fin dei conti, che traguardo si è posto? Quello di migliorare la vita della gente. Questo obiettivo può essere raggiunto in vari modi e con vari mezzi, ma l’obiettivo è uno, e anche noi in Russia non possiamo avere altro scopo che migliorare la vita dei nostri cittadini. Insieme con i cinesi… intendiamo raggiungere questi fini, combinando gli sforzi per costruire una nuova economia basata sull’innovazione, sull’economia digitale, sulle conquiste della genetica…». Naturalmente non è tutto oro quel luccica, visto che Putin vorrebbe una Cina più protagonista nella politica internazionale con cui poter far sponda, ma forse per ora è chiedere troppo a Xi. «87 miliardi di interscambio con la Cina lo scorso anno e il primo quadrimestre parla di un’ulteriore crescita» registra in campo economico il capo del Cremlino.

E PUNTA IL SUO SGUARDO oltre la contingenza, non solo a quella «One Belt one Road» a cui a Pechino tiene tanto («Abbiamo sempre sostenuto l’idea della Nuova Via della Seta che ha componenti sia economiche sia umanistiche») ma anche a un maggiore coinvolgimento cinese nell’Unione euroasiatica a guida russa. Non è mancata nell’intervista anche battuta sui rapporti personali con Xi: «Non si arrabbierà se ricorderò che abbiano festeggiato un mio compleanno insieme, in modo molto semplice, alla fine di una giornata lavorativa. Con un bicchierino di vodka e qualche fetta di salame. Mi è parsa una persona molto accessibile e umanamente sincera».