Non sono andate giù a Mosca le nuove minacce belliciste di Erdogan secondo cui Ankara potrebbe iniziare un’operazione militare a Idlib in qualsiasi momento. Sergey Lavrov, subito dopo essere atterrato a Roma per incontrare Luigi Di Maio, ha voluto precisare che «l’esercito siriano sta solo rispondendo alle gravi violazioni degli accordi su Idlib».

Il ministro degli esteri russo ha anche affermato che «le truppe siriane stanno spingendo i militanti islamici e i terroristi non verso territori stranieri, ma verso i propri, ripristinando così il controllo del legittimo governo sul suo territorio». E ha messo in chiaro che in caso di conflitto aperto la Russia schiererà la propria aviazione presente in Siria «a fianco del suo governo legittimo».

Sulla delicata fase che si va profilando ha preso la parola anche Dmitry Peskov, portavoce personale di Putin: «Consideriamo un’operazione militare turca contro le forze siriane il peggiore degli scenari». Il portavoce ritiene che nel quadro degli accordi di Sochi «la Turchia dovrebbe condurre un’operazione contro i gruppi terroristici» ma ciò risulta impensabile perché, per il Cremlino, sarebbe in corso nelle ultime settimane un riavvicinamento tra Ankara e Washington.

Ieri Oleg Zhuravlev, capo del Centro russo per la riconciliazione delle parti, ha affermato che dall’inizio del 2020, 13 convogli militari sono arrivati dall’Iraq alla Siria con più di 80 unità di veicoli corazzati, oltre 300 camion varie armi e munizioni.

«Le armi trasferite dalle forze Usa vengono utilizzate durante gli scontri di numerosi gruppi militanti in tutto il territorio», ha affermato Zhuravlev. Il ministro della difesa russo Sergey Shoigu ha rincarato la dose dichiarando che gli Stati uniti sono da tempo impegnati nel saccheggio dei giacimenti petroliferi siriani.

In questo quadro, secondo Ria Novosti, la Russia potrebbe interrompere la consegna dei sistemi di difesa S-400 alla Turchia e rivedere molti degli accordi commerciali con la Mezza Luna nei settori del turismo, del tessile e dei prodotti agricoli.

Segnali in questo senso vengono dalle mancate importazioni di pomodori turchi in Russia negli ultimi giorni. L’agenzia curda Ahval riferisce che «centinaia di camion che trasportano circa 5mila tonnellate di pomodori dalla Turchia sono stati bloccati per più di una settimana nella terra di nessuno tra Russia e Ucraina».

Il mese scorso il ministero dell’agricoltura russo avrebbe dovuto aumentare la quota di importazione di pomodori della Turchia di 50mila tonnellate, portandola a 200mila, ma dopo le tensioni degli ultimi giorni la decisione è stata rimandata sine die.