Alle 13.20 ora italiana, Lifenews informava dell’arrivo a Minsk di Vladimir Putin e della probabilità che solo nella tarda serata si sarebbe incontrato con l’omonimo ucraino Pëtr Poroshenko, al termine dell’incontro tra i capi di stato di Unione doganale (Bielorussia, Kazakhstan e Russia) e Ucraina, con la partecipazione di rappresentanti della Ue.

La più ufficiale Ria Novosti dava notizia dell’arrivo di Putin nella capitale bielorussa soltanto quaranta minuti più tardi, ma aggiungeva qualcosa che, alla vigilia, pochi davano per scontato: saluti e stretta di mano tra Vladimir Putin e Pëtr Poroshenko, anche se tutto avveniva a beneficio della stampa, «nel corso della cerimonia della foto di gruppo».

Per la verità, il breve video diffuso da Rt aveva in precedenza mostrato un Vladimir Vladimirovic tanto sorridente nel suo amichevole abbraccio con Aleksandr Lukashenko o nella stretta di mano con la baronessa Catherine Ashton, Responsabile per la politica della sicurezza della Ue, quanto serio e formale nella stretta di mano con un Pëtr Poroshenko altrettanto poco espansivo. Ma, attendersi qualcosa di più forse sarebbe stato pretendere troppo tra due uomini che si incontravano ieri per la seconda volta (in precedenza si erano visti per 15 minuti, lo scorso 6 giugno, in Francia), per di più sullo sfondo di una crisi ucraina che, come aveva scritto un paio di settimane fa Stephen Cohen su The Nation «può condurre a un conflitto diretto tra Russia e USA».

Secondo il programma, il pomeriggio prevedeva dapprima l’incontro tra Putin, il bielorusso Aleksandr Lukashenko e il perenne kazako Nursultan Nazarbaev; a loro si sarebbero poi uniti Poroshenko e gli inviati Ue, Ashton e i commissari Karel De Gücht e Gunter Oettinger. Il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov, aveva detto che, successivamente, Putin e Poroshenko, a quattr’occhi «avrebbero potuto discutere della composizione della crisi ucraina e dei rapporti economici bilaterali in relazione alla firma di Kiev dell’accordo sull’unione con l’Ue».

Alle 15 la prima dichiarazione di Putin; stando a Interfax decisamente netta: la Russia adotterà misure che la difendano dalle conseguenze dell’accordo di unione dell’Ucraina alla Ue. Putin, pur dicendosi favorevole a una più ampia collaborazione tra Unione doganale e Ucraina, dubita però che ciò sia possibile se «entra realmente in vigore l’accordo sull’unione dell’Ucraina alla Ue».

Secondo Putin, il danno economico per Russia, Bielorussia e Kazakhstan potrebbe superare i 100 miliardi di rubli e dunque Mosca dovrà adottare misure di difesa, a partire dalle clausole di esclusività sulle importazioni ucraine. L’adeguamento di Kiev agli standard Ue, abbandonando le normative della Cai e dell’Unione euroasiatica, secondo Putin costeranno alla stessa Ucraina 165 miliardi di euro in dieci anni.

La Russia, ha detto ancora Vladimir Putin, non è contraria alla partecipazione di altri paesi a varie Unioni, ma non a danno degli interessi di altri stati e non a proprie spese. D’altronde, già alla vigilia dell’incontro di Minsk, il suo Ministro degli esteri Sergej Lavrov, in un’intervista al Daily Telegraph, aveva dichiarato che è «assolutamente inammissibile parlare con la Russia nella lingua degli ultimatum. I tentativi di risolvere le crisi con sanzioni unilaterali, al di fuori delle decisioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, mettono in pericolo la pace e la stabilità».

Quindi Putin, tornando allo slogan da lui lanciato nel 2010 di uno «spazio economico unico da Lisbona a Vladivostok», ha auspicato più stretti rapporti tra Ue e Unione economica euroasiatica. E, sulla situazione ai confini russi, «siamo pronti a uno scambio di opinioni sull’acuta crisi in Ucraina, che non è possibile risolvere con ulteriori escalation della forza, senza tener conto degli interessi vitali delle regioni del sudest e senza un dialogo con i loro rappresentanti», ha detto Putin.

Gli rispondeva Poroshenko, dichiarando di ritenere che «oggi a Minsk si decide il destino della pace e dell’Europa. Il mio obiettivo è quello di arrestare lo spargimento di sangue e iniziare la ricerca di un compromesso politico».

E, sul fronte economico, ha proposto la creazione di un gruppo di monitoraggio sui reali danni per l’Unione doganale di una unione dell’Ucraina alla Ue». L’Unione doganale tra Bielorussia, Kazakhstan e Russia (nei documenti ufficiali: Unione doganale nell’ambito della Comunità economica euroasiatica) prevede una circolazione delle merci non sottoposta a dazi doganali; dazi che hanno tariffe uniche nei tre stati per il commercio con altri paesi.
Con varie tappe e alterne vicende, i suoi inizi risalgono al 1995. Nel suo ambito è attiva, dal 2012 la Commissione economica euroasiatica.