E tanto tuonò che alla fine a Mosca piovve. Con uno stringato comunicato, il ministero degli esteri russo ha annunciato l’altro ieri che «dal 1 settembre il personale diplomatico americano in Russia dovrà essere ridotto di 755 unità». È la prima pesantissima risposta alle sanzioni contro la Russia decise la scorsa settimane dal Congresso Usa.

Il Washington Post sottolinea che era «dal 1917 che la Russia non prendeva una misura così importante verso gli Usa, quando la sua ambasciata venne chiusa», dimenticando però di ricordare il motivo di quel decreto firmato da Trotsky: la partecipazione diretta dell’esercito americano alla guerra civile contro i bolscevichi.

La ritorsione russa è comunque una misura storica e senza precedenti, se il presidente Putin per spiegarne le ragioni in un’intervista domenica sera a Rossiya 1, ha voluto attendere il ritorno dei russi dal tradizionale week-end estivo in dacia.

GLI USA CON LE NUOVE sanzioni antirusse «hanno imposto delle restrizioni illegali per influenzare i paesi resto del mondo, compresi i suoi alleati, interessati a sviluppare e mantenere relazioni con la Russia – ha detto il presidente russo – abbiamo aspettato a lungo che qualcosa cambiasse in meglio, non nego che abbiamo avuto anche delle speranze…Ora credo dobbiamo dimostrare che non faremo più passare nulla senza rispondere».

ALLA DOMANDA dell’intervistatore se alle misure diplomatiche seguiranno anche ritorsioni economiche Putin si è dimostrato però cauto. Ha sottolineato che l’interscambio economico tra i due paesi non è così importante (circa 20 miliardi di dollari nel 2016) ma ha anche puntualizzato i settori in cui la Russia potrebbe colpire gli Usa: la fornitura di motori alla cosmonautica e aviazione americana. «La Russia può limitare la collaborazione con gli Usa in questi come in altri settori, ma spero che non si giungerà a quel punto» ha dichiarato, e ha concluso che «al momento sono contrario a prendere tali misure».

LA CIRCOSPEZIONE di Putin su contromisure economiche è ben comprensibile. Al ministero dell’economia in questi giorni hanno studiato molte ipotesi compresa la vecchia idea di limitare i sistemi elettronici di pagamento come Master Card e Visa, ma nessuna ha convinto l’inquilino del Cremlino. Il rischio è che scelte avventate possano trasformarsi in boomerang per la Russia che continua ad avere bisogno vitale di grandi iniezioni di capitali esteri visto che quelli russi continuano a migrare verso i paradisi fiscali. E per altre due ragioni. Una tattica. Nell’intervista a Rossiya 1 Putin ha detto apertamente che la partita con gli Usa è appena iniziata ed è convinto che non sarà breve. Il presidente russo vuole evidentemente tenersi in serbo delle carte da giocare in caso di escalation nella guerra politica e commerciale con gli Usa. E l’altra strategica. Il Cremlino è curioso di capire quali saranno le prossime mosse dell’Unione europea che non ha nascosto i suoi mal di pancia all’alleato d’oltreoceano.

IL DIPARTIMENTO di Stato per ora si è limitato a una breve nota in cui afferma che la riduzione del personale diplomatico Usa è un passo «ingiustificato e deplorevole. Stiamo valutando l’impatto di tali restrizioni e vedremo come reagire». Ma l’ex ambasciatore a Mosca Michael McFaul una promessa e una minaccia ha voluto farla: «I russi ora dovranno aspettare settimane se non mesi per avere il visto per gli Stati uniti».

A RENDERE LE ACQUE ancora più agitate, proprio mentre Putin parlava ai suoi concittadini rimbalzavano le dichiarazioni del vice presidente americano Mike Pence in visita nei paesi baltici. «Un attacco contro uno è un attacco contro tutti» ha dichiarato Pence, rassicurando, se ce ne era bisogno, che la Nato interverrà contro la «minaccia russa» in Estonia e «dovunque sarà necessario». Parlando con il primo ministro estone Yurii Ratas, Pence ha confermato che gli Usa installeranno nel paese un sistema di difesa anti-area mentre già da agosto la Lituania inizierà ad acquistare gas liquido americano. «Io e Trump siamo contenti di fornirvelo, in quanto ciò aiuterà gli Stati baltici a ridurre la loro dipendenza dal gas russo» ha aggiunto il vice presidente Usa. E l’offensiva americana ai confini della Russia non si ferma qui. La scorsa notte in Georgia sono iniziate le manovre militari congiunte dell’esercito americano e di quello georgiano a cui prendono parte 1600 soldati americani e 800 georgiani e in cui saranno testati sul terreno carri armati M1 A2 Abrams. Da parte sua la Russia «a settembre effettuerà delle manovre militari in Bielorussia coni 13.000 soldati”, secondo il ministero della difesa russo.