In una situazione internazionale segnata sempre più da forti fibrillazioni, Putin ha lanciato un’offensiva mediatica rivolta all’opinione pubblica americana e in particolare quella democratica. Mentre la Cbs annuncia un film biografico di Oliver Stone sul presidente russo in quattro puntate (in onda dal 12 giugno), domenica Putin ha concesso una lunga intervista alla popolare conduttrice Megyn Kelly trasmessa dall’emittente Nbc News.
Kelly ha aperto il colloquio ripetendo lo stanco refrain sulle presunte cyber-interferenze russe sulle elezioni americane. Putin non ha solo negato ogni responsabilità del Cremlino ma ha anche aggiunto: «Quando ne parlai con il presidente Obama ebbi la sensazione che anche lui ne dubitasse».

IL CAPO DEL CREMLINO si è perfino permesso una scorribanda nel sistema elettorale americano che rende possibile l’elezione del presidente anche senza la maggioranza dei voti popolari. «Se vogliamo parlare di uguaglianza politico-sociale, allora bisogna cambiare la legge elettorale, far sì che ci sia un’elezione diretta del capo dello stato e che lo spoglio possa essere controllato immediatamente», ha pizzicato il presidente russo, aggiungendo poi una stoccata alla dietrologia dello staff della Clinton, «Chi ha perso le elezioni non deve cercare un qualche colpevole, deve guardare a propri errori… I russi non vogliono essere dei capri espiatori come gli ebrei».

DOPO AVER LISCIATO il pelo all’asinello della sinistra democratica, lo «zar» ha poi vestito i panni dell’«antimperialista»: «Non voglio far risentire nessuno, ma gli Usa, in tutto il mondo interferiscono nelle campagne elettorali di altri paesi… Se fate cadere a caso il dito sulla carta del mondo su qualsiasi territorio, anche lì troverete dirigenti americani che si immischiano negli affari interni altrui» ha sentenziato.
Poi quando la giornalista Usa, spostando il dito sulla carta geografica, è tornata ad accusare Assad di essere un «animale», per la prima volta Putin ha fatto qualche concessione ai detrattori del presidente siriano. «La Russia non difende tanto Assad quanto la statualità siriana. Non vogliamo che la Siria conosca una situazione simile a quella della Libia, della Somalia o dell’Afghanistan, dove la Nato è presente da molti anni e la situazione non migliora. Assad ha fatto degli errori? Sicuramente non pochi. Ma coloro i quali gli si contrappongono, sono forse degli angeli?»

NON È MANCATA una incursione sulle tensioni Ue-Usa. «C’è una novità. La signora Merkel dice che si è accumulato un risentimento verso l’America… ha parlato di sovranità limitata…che ci sono delle cose che si possono fare e altre no. E questo lo decide il boss… oltreoceano». Kelly lo ha interrotto:«Tutto questo aiuta la Russia?», «“Se questo condurrà allo scioglimento della Nato sì, ma per ora non vedo alcun collasso», ha ammesso il presidente.

Si è poi passati alla Russia. La giornalista ha voluto ricordare che per molti americani il nome di Putin si associa a «corruzione, a un paese dove i giornalisti che criticamente esprimono il loro punto di vista vengono uccisi, dove i dissidenti possono finire in prigione…» La replica del capo del Cremlino è stata meno convincente. «Io dico che la Russia si sta sviluppando in senso democratico. Questo è indubitabile… Quello che da noi succede nel quadro di lotte politiche interne, il fatto che ci sia qualche vicenda che lascia dubbiosi, caratterizza anche altri paesi, non ci vedo niente di particolare». Come se il divieto di organizzare gay pride o l’uccisione di oltre cento giornalisti in Russia dal 2000 ad oggi fossero quisquilie.

IL MIGLIOR PUTIN lo si è avvertito quando è passato al contrattacco strizzando l’occhio ai cittadini americani che avrebbero voluto vedere Sanders alla Casa bianca. «Lei parla di opposizioni… Parliamo allora del movimento di Occupy Wall Street. Dove è finito? La polizia e i servizi speciali degli Usa lo hanno represso e poi dissolto. Potrei allora chiederle: a che punto siamo con la democrazia in America?» . Un accenno alla Convenzione di Parigi sul clima infine non poteva mancare. Il presidente russo ha voluto tenersi le mani libere su questo punto: «Ci sarà tempo per una soluzione. La convenzione entrerà in vigore solo nel 2021». E ha cercato di tranquillizzare la reporter americana con una battuta in inglese: «Don’t worry, be happy».