«Squallido» (Renzi), «riprovevole» (Fiano), «scandaloso» (Sala), «indecente» (Mauri), «grave» (Boldrini), «offensivo» (Serracchiani), «disgustoso» (Nardella), «irresponsabile» (Pollastrini). Gagliarda protesta con scandalo e stracciamenti di vesti ieri da parte del Pd contro la scelta del Giornale di distribuire in allegato il Mein Kampf di Adolf Hitler, il manifesto del nazismo scritto in carcere dal futuro «Fuhrer» dove teorizza l’antisemitismo che poi tristemente metterà in pratica. La scelta alza un gran polverone.

In realtà pubblicazione è solo un’idea mediocre e furbastra, approvata da un malconcio direttore Alessandro Sallusti e chiaramente mirata a fare un can-can e lucrare un po’ di visibilità in un periodo assai difficile della vita del quotidiano dopo l’addio – o chissà l’arrivederci – dell’ex direttore ed editorialista di riferimento Vittorio Feltri tornato ormai alla direzione del Giornale. Sallusti, con ogni evidenza presumendo l’imbecillità dei suoi lettori, spiega l’iniziativa editoriale come un gesto di levatura culturale: «È evidente che si sta parlando di far conoscere l’origine della più grande tragedia del Novecento, condannando nella maniera più assoluta un’ideologia su cui il nostro giudizio è chiarissimo». E rivendica di aver solo copiato (quindi l’ideona non è neanche sua, c’era da immaginarselo) un’operazione del serissimo Istituto di Storia Moderna della Baviera, in Germania, che ha editato il Mein Kampf (con una lettura critica) subito dopo che erano scaduti i diritti. «Un’operazione che ha avuto anche il via libera del presidente delle comunità ebraiche tedesche», si giustifica.

Il Pd abbocca ed esplode una santabarbara di critiche. E fa circolare il sospetto che si tratti di un’operazione elettorale per convogliare sui candidati di destra ai ballottaggi (leggasi Stefano Parisi a Milano, città dove si stampa il Giornale) i voti della destra radicale ed estrema. È Emanuele Fiano, mancato candidato del Pd in quella città, a esplicitare la lettura politica dell’operazione: «Esiste un disegno obbrobrioso e preciso a Milano e nel resto d’Italia, che mira a portare a votare contro i candidati del Pd tutto l’estremismo neonazista e neofascista che si può raccogliere. In qualsiasi altro paese d’Europa questa operazione sarebbe stata considerata un’offesa insanabile alla democrazia antifascista, se non addirittura un reato. A Milano il Giornale, il principale organo di stampa a sostegno della campagna di Stefano Parisi, guarda caso proprio nei giorni del ballottaggio, sceglie di arruolare a sostegno del proprio candidato anche l’estremismo più impresentabile». Il mite Parisi dichiara l’iniziativa «inutile e inappropriata» e si arrabbia con il Pd per le insinuazioni. Ma secondo Sinistra per Milano con i giornalisti il candidato avrebbe parlato di «iniziativa elettorale» anziché «editoriale» e il lapsus sarebbe la prova provata della complicità con Sallusti. Inutilmente Parisi si smarca dal giornale amico, «non è detto che tutte le cose che fa questo giornale siano condivise da me», spiega. E la storia finisce che altro che i voti dei nostalgici del nazifascimo, saranno quattro gatti, l’ideona di Sallusti lo danneggia, anzi parecchio.