Mezzo milione di euro per garantire la permanenza in Serie B al Catania. Centomila euro per tre punti, un investimento sul futuro del club, così deve aver pensato il presidente del club siciliano, Antonino Pulvirenti. Al riparo di ogni rischio, nonostante gli scandali sul calcioscommesse, procure da tutta Italia al lavoro da anni su partite truccate, soldi ai calciatori, dirigenti, condanne, tornei rovesciati come calzini, processi in corso. Convinto dell’immunità, di un sistema che tutela l’impunità, che forse scopre, mai punisce.

La sua confessione sulle cinque partite truccate e poi vinte dal Catania, avvenuta ieri, riportata dal procuratore di Catania Giovanni Salvi, dopo giorni in cui il numero uno dei siciliani aveva negato ogni addebito, dicendosi sicuro «che la verità sarebbe venuta fuori» è la prima puntata estiva dello scandalo, questo intitolato I treni del gol, che avvelena il pallone italiano. I legali di Pulvirenti hanno aggiunto che il presidente del Catania non avrebbe scommesso cifre sui risultati finali ma la sostanza cambia poco. Mai si era assistito a un’ammissione di questa portata. Pago, prendo tre punti, ne compro un’altra, altri tre, già che ci siamo ne metto da parte altre tre, salvezza, giochi fatti. E un saluto al pallone pulito.

E tutto questo è emerso grazie all’impegno della procura di Catania, diciamo un filo più pronta a intervenire rispetto all’Ufficio indagini della Figc, che si appella al Coni, chiede modifiche al nuovo codice di giustizia sportiva, voluto da Giovanni Malagò e varato lo scorso anno ma è sempre assente al tavolo giusto. Nel frattempo, Pulvirenti avrebbe fatto in tempo a comprare tutte le partite del prossimo campionato di Serie B, ad arrivare primo in classifica con una spesa da quattro milioni di euro, come si vantava in una delle intercettazioni telefoniche. Spendendo molto meno di una campagna acquisti per rafforzare la sua squadra.

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Prima di Pulvirenti era stato ascoltato a Catania anche Pablo Cosentino, amministratore delegato del club siciliano:«Non so nulla di combine, sono estraneo a tutti i fatti che mi contestate, se lo avessi fatto sarei stato un folle e se lo ha fatto Pulvirenti è un folle lui». Per poi aggiungere: «Non conosco nessuno degli altri indagati, tranne Delli Carri col quale avevo rapporti di lavoro». E Delli Carri è il direttore sportivo del Catania che «saprebbe solo alterare le partite», estratto del Pulvirenti pensiero agli inquirenti dopo l’arresto. Insomma, con il fiato sul collo gli indagati cominciano ad accusarsi l’un l’altro. Ma il prossimo step sarà venire a conoscenza dei destinatari dei soldi di Pulvirenti, quali e quanti tesserati e club (sotto indagine le partite con Varese, Trapani, Latina, Ternana, Livorno) abbiano messo mano alla truffa.

E da lì ripartire con la caccia al sommerso, che è possibile immaginare ampio, possibile che Pulvirenti sia l’unico a conoscere la strada giusta per comprare partite? E sarebbe il caso che i colpevoli fossero colpiti con lo stesso provvedimento che dovrebbe toccare a Pulvirenti. Ovvero, la radiazione. «La giustizia sportiva prevede per responsabilità diretta la radiazione per le persone, la retrocessione per le società», così nel pomeriggio, via Twitter, il presidente della Lega Serie B, Andrea Abodi, rispondeva a un tifoso che gli chiedeva di radiare le cinque squadre coinvolte, oltre al Catania, dopo le ammissioni di Antonino Pulvirenti.

Non tocca ad Abodi ma forse a Tavecchio, oppure a qualche personaggio un po’ più in alto affrontare in Figc anche la spinosa situazione di Claudio Lotito, patron di Lazio, Salernitana e consigliere Figc, contattato da Pulvirenti – due mesi dopo la telefonata tra Lotito e il direttore generale dell’Ischia Iodice per cui è indagato per tentata estorsione dalla procura di Napoli – per un aiuto in vista di Catania-Avellino 1-0 dello scorso 29 marzo, partita truccata per la procura di Catania. Con il giudice che evidenziava il ruolo di «influente membro del consiglio federale della Figc» ricoperto da Lotito (non indagato), scrivendo che proprio a lui l’amministratore delegato Cosentino «riconosceva il merito di avere in qualche modo condizionato il risultato» di quella partita. I testi delle intercettazioni però sono inutilizzabili, il fascicolo era aperto per le minacce a Pulvirenti, che era dunque parte lesa. Lotito rischia almeno l’omessa denuncia, che controattacca su un sistema discriminatorio nei suoi confronti e della Figc da parte della stampa. In attesa di una telefonata tra le procure di Napoli e Catania, con la prima che potrebbe chiedere gli atti dell’indagine siciliana.