All’anagrafe è Sascha Ring, quando si mischia con i Modeselektor per alimentare la scena elettronica di Berlino, si fa chiamare Moderat. Però lo pseudonimo con cui è più conosciuto è Apparat. Vincitore ai David di Donatello per la colonna sonora di Capri Revolution di Mario Martone (Goodbye, il suo brano più celebre è stato utilizzato in serie tv come Breaking Bad, Dark, Maltese – Il Romanzo del Commissario e nello stesso film Il giovane favoloso), ha da poco pubblicato il suo nuovo disco, il quinto da solista (e che ha presentato anche in Italia a Napoli, Bologna e Milano. Lp5, un titolo che nasconde non molta fantasia, o solo il desiderio di far concentrare i suoi fan sulla musica e niente altro? In effetti è il suo album più compiuto. Ha ridisegnato la calligrafia astratta della voce e quella, ancora più immaginaria, della sua estetica sonora.

MELODIE E STRUMENTI acustici vengono spesso centrifugati in un vortice elettronico, la sua voce da efebo risuona delicata, timida, crepuscolare. Gioca con gli strumenti e un timbro sempre più sfuggente, meno pressante, cerca di produrre un flusso creativo entusiasmante: così ha realizzato che davanti a sé avrebbe avuto un futuro ancora nuovo. Artisticamente cresciuto nella Berlino post caduta del muro, nell’epopea della techno e dello sballo esagerato, è un Morricone moderno, si serve del contributo degli arrangiamenti del collaboratore Philp Thimm, una sorta di Teho Teardo. È più ricercato di James Blake, più cupo di Thom Yorke, poco meno astratto di Flying Lotus. Grande libertà creativa, pochi compromessi con il commercio, Lp5 è un lavoro che può piacere ai ravers di Berlino e agli amanti dei cantautori folk di nuova generazione. Il pianoforte, gli archi e i fiati, questi ultimi già sperimentati in Silizium del 2005, descrivono perfettamente il profilo di un autore, compositore e produttore molto moderno, stiloso ma non snob. È uno dei pochi in cui l’ambizione, forse già soddisfatta dai mega raduni che ha frequentato nei Modeselektor, non ha preso il sopravvento sull’ispirazione. Rimaniamo molto curiosi di sapere come questa musica sarà trasformata dal vivo, come riuscirà a far coesistere in una miscela armoniosa il nostro secolo e quello precedente, le pulsazioni digitali e gli archi registrati in presa diretta, il songwriting delicato e l’autotune che disintegra la forma canzone, la profondità dei testi e l’incubo di suoni tempestosi.