Quasi un migliaio di lavoratori senza stipendio da 9 mesi, un appalto pubblico completamente disatteso, la sicurezza nelle scuole a repentaglio. Nei 140 istituti statali di Latina e Frosinone da anni si trascina una situazione che ha dell’incredibile. E nonostante le denunce dei sindacati, le sentenze dei giudici, gli atti degli ispettori del lavoro, l’intervento dell’Autorità anticorruzione non si riesce a ristabilire un minimo di legalità. Pagata a caro prezzo dai lavoratori messi gli uni contro gli altri.
Per questo ieri mattina sotto il ministero dell’Istruzione di viale Trastevere a Roma la disperazione degli operatori dei servizi di pulizie e ausiliariato (Lotto 5 della Convenzione Consip) è scoppiata con un presidio e la decisione di «uno sciopero ad oltranza».
«Non ce la facciamo più», racconta Concetta, 61 anni e la disperazione sul volto segnato dalla fatica. «È dal 2014 che ci prendono in giro facendoci lavorare meno ore e a minacciarci. A me hanno mandato 8 lettere di richiamo e quando ho denunciato ai carabinieri che mentre scioperavamo ci sostituivano con altri lavoratori il capo mi ha chiamato per dirmi che dovevo smetterla subito».
A vincere il lotto nel 2014 è il Raggruppo temporaneo di impresa (Rti) fra Ma.Ca., Servizi Generali e Smeraldo. «Dopo le prime denunce dei lavoratori e l’intervento del Ministero le imprese hanno regolarizzato le posizioni nei confronti dei lavoratori per non perdere la convenzione ma dal 2016 la situazione si è riproposta e peggiorata», spiega Michele Azzola, segretario generale Cgil di Roma e Lazio.
Nel frattempo è arrivata anche la Buona Scuola. «Con il progetto “Scuole Belle” (il piano di piccole manutenzioni e decoro voluto da Renzi, ndr) fatto in spending review le nostre ore di lavoro sono state utilizzate per altri progetti portati avanti da altri lavoratori sotto pagati. L’accordo sindacale prevedeva che noi venissimo pagati lo stesso e che le ore fossero scalate dalla cosiddetta Banca Ore. Adesso invece ce le stanno togliendo», spiega Tonino mostrando la busta paga dove la voce «Restituzione Banca ore assieme alle altre trattenute è più pesante del «netto» finale: 350 euro per un contratto da 35 ore settimanali. «Vado avanti da anni così, sono stato sfrattato perché non riuscivo a pagare l’affitto, ma c’è chi sta peggio e da mesi dorme in macchina».
A dicembre scorso qualcosa sembrava essersi sbloccato: dopo l’intervento del Miur e del ministero del Lavoro la Consip ha provveduto alla risoluzione della convenzione con le tre imprese. Ma le cose – paradossalmente – sono peggiorate ancora. Senza una nuovo bando, i servizi vanno garantiti e i presidi hanno prorogato le vecchie imprese che però si sono sentite con le mani libere: lo scorso 4 maggio è arrivata una procedura di licenziamento collettivo per 400 lavoratori.
Se in provincia di Frosinone dopo le denunce dei sindacati alcuni Ispettori del lavoro hanno imposto ai presidi di pagare direttamente i lavoratori senza passare dalle imprese (la cosiddetta surroga), a Latina «gli ispettori hanno paura e non si muovono, mentre alcuni presidi hanno deciso autonomamente di fare una nuova aggiudicazione senza gara alle stesse imprese, alcune anche chiacchierate per rapporti con i Casamonica», denuncia Azzola. «Noi intanto facciamo le pulizie senza prodotti, lavando solo con l’acqua e con i mocio e non ci pagano ma questi di Ma.Ca. continuano a prendere i soldi dallo Stato: è una cosa schifosa, qualcuno li appoggia», denuncia Valentino che lavora a Terracina da 20 anni.
L’incontro al ministero produce qualche risultato: lunedì i dirigenti del Miur potrebbero decidere di chiedere a tutti i presidi di operare la surroga e pagare direttamente i lavoratori. «Ma il tema generale è quello degli appalti – ragiona il segretario generale Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli – : qui abbiamo un disservizio e un rischio per tutti i bambini con una illegalità che premia le aziende che non rispettano i lavoratori: gli unici che pagano sempre».