Acclamato dalla popolazione dopo il golpe militare che aveva portato alla caduta dell’ex presidente Alpha Condé, l’attuale uomo forte e presidente ad interim della Guinea Conakry, colonnello Mamady Doumbouya, non sta confermando le aspettative di cambiamento tanto richieste dalle diverse forze politiche e ha rivelato nell’arco dei mesi un atteggiamento sempre più egemonico e repressivo.

L’estrema brutalità con cui i membri del Fronte nazionale per la difesa della costituzione (Fndc) sono stati arrestati lo scorso 5 luglio, nel bel mezzo di una conferenza stampa, la dice lunga sulla natura del regime di Doumbouya, che rischia di finire come ebbe inizio: nella violenza e nel sangue.

Il coordinatore nazionale del Fndc, Oumar Sylla, così come Mamadou Billo Bah e il rapper Alpha Midiaou Bah sono stati accusati di «disprezzo e insulti nei confronti del governo» per aver criticato «l’inefficacia e il dispotismo» del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), nato dopo il colpo di stato dello scorso settembre.

Agli arresti sono seguite in questi giorni violente manifestazioni in tutto il paese. Sfidando il divieto proclamato dalla giunta militare lo scorso 13 maggio – che si estende «fino all’inizio della prossima campagna elettorale» (con un’ipotetica data prevista per il 2024) – migliaia di militanti si sono confrontanti con le forze di sicurezza. Bilancio conclusivo: centinaia di feriti, tra cui una ventina di poliziotti, e arresti in tutto il paese.

Secondo numerosi analisti c’è ilo rischio che aumenti il livello dello scontro tra i militari al potere e le opposizioni politiche, che richiedono da diversi mesi «l’attuazione di un piano di transizione per elezioni democratiche», accusando

Doumbouya e la sua giunta di aver «egemonizzato il paese».
Ma dall’ultimo vertice della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) tenutosi ad Accra domenica 3 luglio – appena quaranta ore prima dell’arresto forzato dei vertici del Fndc –, la giunta ha risposto con la repressione e l’intimidazione.

Una reazione legata alla richiesta da parte della Cedeao di «implementare azioni concrete a garanzia di un ritorno all’ordine costituzionale in tempi brevi» con la minaccia di «sanzioni economiche», un cambio di tono che forse spiega la brutalità dei golpisti di Conakry di fronte all’attivismo del Fndc.

«Non c’è ombra di dubbio che, chiedendo un calendario chiaro e ragionevole, la Cedeao stia forse vanificando i piani di Mamadi Doumbouya per le proprie ambizioni personali ed il mantenimento del potere – ha indicato all’agenzia Afp Diabaty Doré, portavoce del movimento Alliance Nationale Acteurs au Developpement (Anad) -, visto che da quasi un anno la giunta militare non ha avviato quanto promesso: un piano di dialogo nazionale con le forze politiche e riforme economiche a favore della popolazione».

Per cercare di evitare un inasprimento degli scontri, venerdì i tre esponenti politici sono stati scarcerati in quanto «non colpevoli per le imputazioni a loro carico», come indicato dal presidente del tribunale Ousmane Simakan.

«La lotta del Fndc è comune a quella di tutte le forze politiche: l’urgente richiesta di una consultazione nazionale per il ritorno alla vita democratica nel paese – ha dichiarato Cellou Dalein Diallo, leader dell’Unione delle Forze Democratiche di Guinea (Ufdg) – sotto il colonnello Doumbouya il periodo delle speranze di cambiamento nel rapporto tra governanti e cittadini è già finito».