Flow mediterraneo, anime nere, voci fuori dal coro e cori in controtempo. Il nuovo album dei Pugni in tasca, l’emergente gruppo rap della periferia meridionale di Roma, si chiama Jean Claude Izzo. Un omaggio allo scrittore, poeta e giornalista francese, che nei suoi libri ha raccontato il profumo dei vicoli di Marsiglia. Un album dedicato al Mediterraneo come incrocio tra popoli e culture diverse, con canzoni che guardano al mondo contemporaneo dai marciapiedi della periferia romana, dei quartieri Cinecittà e Quadraro, la storica borgata ribelle simbolo della resistenza romana al nazifascismo. Un territorio ancora oggi vivace crocevia di esperienze sociali e politiche alternative costruite dal basso. Il progetto musicale dei Pugni in tasca nasce infatti dall’incontro tra diversi giovani che riempiono di vita il Centro sociale Spartaco. Uno spazio autogestito che oltre ad essere un punto di riferimento dei movimenti sociali romani, rappresenta una barricata contro l’individualismo e la passività dilagante in periferia.

Nel nuovo album, la profondità e l’impegno dei testi accompagnano la sperimentazione musicale – grazie ai beat garantiti dal giovane produttore Grindalf, senza tralasciare l’influenza delle sonorità più classiche e tradizionali del hip hop, ritmi latini e soul afro. Tutti questi stili differenti s’incontrano in rime in cui volano come ganci rabbiosi parole di denuncia verso la deriva razzista e consumista del Belpaese. In particolare, l’ultimo album denuncia con rabbia la retorica xenofoba della «politica ufficiale». Come nel video del brano Pastis, prodotto da Rudere Produzioni (un progetto culturale nato da un antico Rudere occupato) e dedicato ai migranti che attraversano il Mediterraneo. Nel videoclip, le piazze e le strade di Cinecittà diventano le tavolozze e i pennelli per disegnare un immaginario alternativo al discorso dominante, agli spacciatori di odio e diffidenza. Infatti – ci spiega il cantante Morris Gola – «il gruppo nasce proprio dall’idea di una musica che sappia stare dentro a tutte quelle contraddizioni che esplodono in una metropoli come Roma, senza per questo rinunciare alla volontà d’indicare un’altra via per la periferia».

E continua: «Roma ospita dentro di sé una ventina di città. Ognuna con centinaia di comitive. Bar, scommesse, 7-8 ore di fila passate a non fare niente, a coltivare pregiudizi e abitudini devianti. Questa è la faccia di una povertà (non materiale) che continua a dilagare in periferia. Ma le viscere più profonde della vita scorrono proprio da queste parti, e l’anima dei quartieri ha un potenziale immenso… Io e Jacopo (J-Racc, il producer, ndr) volevamo trovare proprio questo potenziale, dimostrare che le periferie non partoriscono solo noia e frustrazione. Di questo parla Boulevard 4-40, il primo disco che abbiamo scritto quattro anni fa».

Razzismo e diffidenza verso l’altro crescono in maniera esponenziale nei quartieri, temi sui quali la band si confronta quotidianamente al Quadraro: «Credo che il compito principale di un giovane che sogna e lotta sotto l’ombra di un palazzone di periferia sia quello di non perdere mai il contatto col suo tessuto sociale. Non deve mai parlare come se fosse di un altro pianeta, bisogna stare nelle contraddizioni per superarle. Noi studiamo, perché ci stiamo dentro, cosa dice e come vive un giovane che abita in un palazzo popolare con famiglie provenienti da tutto il mondo, e allo stesso tempo assorbe, giorno dopo giorno, i messaggi razzisti della televisione. Studiamo queste relazioni difficili e controverse non per giudicarle, ma per trasformarle. Con una musica che sia attrattiva dal punto di vista delle sonorità e coinvolgente nella lirica. Infatti, sperimentare la voce del rap con i suoni più underground e di tendenza non è un esercizio solamente estetico, dell’arte per l’arte. Ma un tentativo di parlare ai giovani con il ritmo di tendenza, con il suono contemporaneo della periferia».

Il nuovo disco è un omaggio a Jean Claude Izzo: «Nei suoi libri ha raccontato lo sporco di Marsiglia, ma senza retorica. Molte città mediterranee hanno lingue e pelli diverse ma in realtà si assomigliano tanto. E mi sembrava una bella idea far fare ad Izzo un giro per le strade di Cinecittà…».