Se nel Def non ci saranno risorse destinate ai lavoratori, faremo una mobilitazione che ricorderanno per molto tempo». Chiude con questa dichiarazione di guerra l’intervento di Rossana Dettori, segretaria della Funzione pubblica Cgil, alla manifestazione dei lavoratori delle province, ieri a Roma. Un allarme specifico, certo, quello lanciato dagli enti locali in dismissione, ma in realtà in subbuglio è tutto il pubblico impiego: perché dai calcoli fatti dal governo nel Def si può evincere che per l’ennesima volta non ci sono soldi per i contratti.

Si arriverebbe praticamente a 10 anni di blocco dei contratti, visto che l’ultimo è scaduto nel 2009, poi nessun governo li ha mai rinnovati (da Berlusconi, passando per Monti, Letta e infine Renzi) e adesso sotto minaccia è il triennio 2016-2018. Un danno, una beffa, che non si sa per quanto tempo ancora i dipendenti pubblici reggeranno.

«Ci siamo stufati degli 80 euro – ha proseguito polemica Dettori, volendosi riferire evidentemente a elargizioni che appaiono più propagandistiche che si sostanza – Chiediamoche quel miliardo e mezzo (il “tesoretto” del Def, ndr) venga utilizzato per stabilizzare il settore pubblico. Altrimenti, andremo avanti con la mobilitazione. Non cederemo un posto di lavoro, un singolo precario. Proseguiremo per la contrattazione integrativa, contro il blocco della contrattazione. Sarà una lotta che non risparmierà nessuno».

Dal palco di Santi Apostoli è intervenuta anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso, attaccando la riforma delle province, perché, afferma, «più che eliminare sprechi taglierà servizi»: «Non è mettendo in difficoltà i servizi, e maltrattando i lavoratori, che si taglia la spesa e si eliminano gli sprechi. Qui si tagliano i servizi ai cittadini».

«A tutt’oggi – ha ripreso la leader Cgil – non è chiaro dove vanno le funzioni delle province. Alcuni parlano delle leggi regionali, altri delle città metropolitane: ma non si capisce a chi vanno i servizi che fanno oggi le province, come la manutenzione delle scuole o il servizio di riscaldamento, funzioni importanti per i cittadini e che si perdono».

Mentre i segretari parlano dal palco, tra i lavoratori si registrano la paura di perdere il posto, la preoccupazione per un futuro incerto e per un salario – sempre uguale da anni – che non basta mai, ma anche l’ironia e lo sfottò contro il governo. Tra i cartelli, quello di un Renzi in abito da pontefice, definito «Pio Perculo», che dice salutando la folla: «Taglio i servizi ai cittadini e gli dico che non è vero!!!». Poi la scritta, rivolta al premier: «Basta bugie sulle province, no ai tagli, sì agli investimenti».

«Le province? Una riforma che non c’è. Governo e regioni tirino fuori la testa dal buco», è lo slogan stampato in grande sul palco sistemato al centro della piazza, con i simboli di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. «Siamo in piazza per manifestare contro i tagli alle province che non riguardano solo i consigli provinciali, come avrebbe dovuto essere, ma anche posti di lavoro e servizi – spiega Giovanni Torluccio, segretario generale Uil Fpl – Oggi tutte le competenze sono messe in discussione, dall’edilizia scolastica alla viabilità, dalla sicurezza al trasporto pubblico. A rischio ci sono circa 22 mila posti di lavoro, ma il problema riguarda anche le migliaia di cittadini che ora si trovano senza servizi».

I sindacati del pubblico impiego si dicono «pronti a rioccupare i palazzi delle Province e anche quelli delle Regioni per dire no ai tagli», dando così seguito alle occupazioni delle istituzioni già messe in atto nei mesi scorsi. Dettori, spiega come i lavoratori siano pronti «già da lunedì», visto che «l’unica certezza che abbiamo nel caos totale è che ci saranno ventimila esuberi, con il rischio che sempre più lavoratori rimangano senza stipendio, come già è accaduto per Biella e Vibo Valentia». Sulla stessa linea il leader Cisl Fp, Giovanni Faverin: »Siamo pronti a bloccare i trasferimento coatti, chiediamo un rinvio dei tempi per mettere a punto dei veri piani di ricollocazione».

E Camusso non esclude nuovi scioperi: «Oggi cominciamo una lotta che vuole avere dei risultati e che utilizzerà tutte le forme possibili».