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Pubblicazioni e ricerche neuro-degenerate

Pubblicazioni e ricerche neuro-degenerate

Materia oscura La rivista Science scopre oltre 130 pubblicazioni truccate tra quelle firmate da Eliezer Masliah, uno dei maggiori esperti al mondo su Parkinson e Alzheimer

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 27 settembre 2024

«Anche lui?» Così ricercatrici e ricercatori hanno reagito alla pubblicazione di una lunga e documentata inchiesta pubblicata ieri dalla rivista Science, forse la più importante al mondo, sul neuroscienziato Eliezer Masliah. Anche lui: nelle sue oltre ottocento pubblicazioni scientifiche se ne trovano almeno 132 (e non tutto è già passato al setaccio) con evidenti manipolazioni: soprattutto fotografie al microscopio riutilizzate per validare esperimenti diversi e «western blot», immagini che dimostrano la presenza di una proteina, chiaramente modificate con Photoshop.

Solo ventiquattro ore prima un’altra inchiesta della rivista rivale Nature aveva svelato 130 studi scientifici inventati dal ginecologo Ahmed Abbas dell’Università di Assiut (Egitto) tra il 2009 e il 2022. Ma il caso di Masliah è diverso, perché non si tratta di un ricercatore come tanti: è ritenuto tra i massimi esperti al mondo di malattie neurodegerative come Parkinson e Alzheimer e ha diretto per molti anni la divisione di neuroscienze dell’Istituto nazionale statunitense sull’invecchiamento, dove gestiva un budget annuale da 2,6 miliardi di dollari. Con una dotazione così elevata è possibile non solo svolgere ricerche ma anche influenzare quelle degli altri indirizzando i finanziamenti solo in alcune direzioni.

Le segnalazioni si accumulavano da un paio d’anni sul sito Pubpeer – Masliah le aveva inizialmente derubricate a errori materiali – finché qualcuno ha portato un intero dossier a Science. La rivista lo ha fatto esaminare a altri esperti del settore che hanno confermato le accuse, senza ricevere risposte dall’accusato.

Centinaia di manipolazioni (più quelle che non sono state scoperte) fanno pensare a qualcosa di più di un errore o di una mela marcia in laboratorio: la vicenda suggerisce che sulla frode scientifica sia possibile fondare un’intera carriera di alto livello, aggirando i controlli che dai tempi di Galileo vanno sotto il nome di metodo scientifico.

Le alterazioni nelle ricerche di Masliah, infatti, sono sfuggite alle redazioni delle riviste e alla peer review, la revisione tra pari con cui gli scienziati controllano la produzione dei colleghi. Le falsificazioni sono passate in buona parte inosservate anche all’Office for Research Integrity (Ori), l’organo nazionale deputato a vigilare sulle frodi scientifiche dei ricercatori statunitensi. L’ufficio aveva ricevuto le prime segnalazioni all’inizio del 2023 e aveva subito avviato approfondimenti che si sono conclusi una settimana fa, probabilmente dopo aver avuto notizia dell’imminente inchiesta di Science. Per l’Ori, solo due studi sono irregolari.

Inoltre, si erano fidate di Masliah anche diverse aziende farmaceutiche che stanno lavorando a farmaci basati anche sulle sue ricerche. Alcuni sono già stati somministrati a migliaia di pazienti. Sono sotto la lente le scoperte del neuroscienziato che hanno portato allo sviluppo della cerebrolisina, un farmaco utilizzato soprattutto in Asia e nell’Europa dell’est per trattare ictus e demenza. Si basa su studi sospetti anche il minzasolmin, un farmaco sperimentale anti-Parkinson alla cui produzione è interessata la casa farmaceutica Novartis, e il prasinezumab, che la casa farmaceutica Roche ha già somministrato a circa seicento malati di Parkinson a titolo di sperimentazione. Le aziende interpellate da Science rispondono che le prove di efficacia vengono anche da altre fonti e che i programmi di sviluppo per ora rimangono in piedi. Ma gli scandali a ripetizione riguardo alle frodi scientifiche adesso rischiano di compromettere anche la fiducia dei malati.

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