Il dossier stadio della Roma si arricchisce di due autorevoli nuovi pareri negativi, questa volta riguardanti la delibera di pubblica utilità approvata durante l’amministrazione Marino. E alla giunta di Virginia Raggi, volente o nolente, non resta che valutare seriamente uno stop al progetto del costruttore Luca Parnasi e del tycoon di Boston, James Pallotta, nell’area di Tor di Valle. A pochi giorni dalla deadline del 3 marzo, giorno di chiusura della conferenza dei servizi che segna la data ultima per prendere una decisione in merito, Beppe Grillo, riunito ieri per tre ore in Campidoglio con la sindaca e i vertici del movimento romano, ha annunciato che la soluzione arriverà «entro 48 ore». «Raggi – ha aggiunto il garante al termine dell’incontro – si sta muovendo a scopo cautelativo, e farà una dichiarazione tra uno o due giorni».

Più tardi però ha spiegato su quale orizzonte si sta muovendo l’amministrazione capitolina che domani dovrebbe incontrare i proponenti dell’opera: «Nessuno dice di no (allo stadio, ndr), diciamo di sì ma in una parte che non sia quella, è meglio farlo in una zona che non esonda».

LA RISPOSTA DI PARNASI non si fa attendere: «Dopo 5 anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle. L’area – assicura il costruttore che è proprietario di quei terreni – è sicura dal punto di vista idrogeologico e anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo Stadio e dove abitano oltre 10 mila romani».
Anche Pallotta perde la sua consueta sicurezza e con uno stile tutt’altro che british la butta sul catastrofismo: in caso di esito negativo, dice, «sarebbe una catastrofe per il futuro della Roma, del calcio italiano, della città di Roma e francamente per i futuri investimenti in Italia».

È STATO UN MILITANTE pentastellato – attualmente consigliere del IX Municipio, quello competente per lo stadio – a chiedere un parere legale sulla delibera 132 che riconosce la «pubblica utilità» dell’opera. E un altro parere è stato richiesto da alcuni consiglieri 5S della Regione Lazio. «Illegittima», è il responso dello studio Mobrici di Roma, secondo il Codacons che ieri ha rivelato il contenuto del primo documento. La delibera 132 sarebbe illegittima perché, riferisce l’associazione dei consumatori, il soggetto proponente che ha beneficiato della procedura amministrativa semplificata non sarebbe «una società sportiva (a differenza di quanto prevede la legge), ma una società con fini immobiliari».

Le società che si sono impegnate a realizzare il progetto, Eurnova Spa ed AS Roma Spv Llc, infatti, sono rispettivamente, secondo il parere legale riportato dal Codacons, la «proprietaria del terreno di Tor di Valle, facente parte del Gruppo Parsitalia, dedita al settore dello sviluppo immobiliare» e una «società registrata nel Delaware (Usa) la cui compagine sociale gode di una forte protezione della privacy, il cui amministratore delegato risulta essere James J. Pallotta e il cui oggetto sociale non è l’esercizio dell’attività sportiva. As Roma Spv Llc è una società di cartolarizzazione del credito», e sarà la proprietaria dello stadio. La sigla Spv sta, secondo gli avvocati, per «Special Purpose Vehicle, ovvero società veicolo», la «controllante» di una «catena partecipativa» che si conclude con la As Roma Spa.

MA SOPRATTUTTO CONTA la bocciatura del presidente onorario aggiunto della Cassazione Ferdinando Imposimato (di cui è collaboratore l’avvocato Edoardo Morbici), che giorni fa ha depositato un parere «pro veritate» chiedendo l’annullamento d’ufficio della “delibera Marino” contenente, secondo il magistrato, profili di incostituzionalità per mancanza dell’interesse pubblico così come è dettato dalla legge 147/2013 sulla realizzazione di impianti sportivi. Secondo Imposimato, poi, il rischio di una richiesta di risarcimento danni sarebbe «insussistente».

Pareri di cui Raggi e il suo entourage ovviamente erano già a conoscenza. Non a caso, la settimana scorsa la deputata Roberta Lombardi insisteva sull’unica via d’uscita possibile: annullare o riscrivere la delibera Marino. Perciò l’incontro previsto per ieri tra la sindaca e i proponenti del business park – di cui lo stadio rappresenta solo il 14% della volumetria totale – è stato annullato, rinviato a domani, nel tentativo di cercare una soluzione all’impossibile rompicapo. Nel frattempo, i consiglieri pentastellati hanno chiesto un ulteriore parere sulla delibera all’Avvocatura capitolina, che dovrebbe arrivare a fine mese.

MA È SEMPRE più probabile che, paradossalmente, l’unica via d’uscita per il governo pentastellato di Roma – la città che «non è normale», secondo l’ultimo post del «ragionier Giuseppe Grillo» – sia seguire le orme tracciate dal dimissionario Paolo Berdini, l’ex assessore all’Urbanistica rimasto ancora insostituito.