Visioni

Psichedelici messaggi dal cosmo degli Acid Mothers Temple

Psichedelici messaggi dal cosmo degli Acid Mothers TempleAcid Mothers Temple

Musica Parla Makoto Kawabata, il fondatore e chitarrista della band giapponese impegnata in un tour europeo. Il gruppo ha conosciuto mille incarnazioni e nel 2022 ha prodotto due album

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 25 novembre 2022

Strabordanti, ipnotici, divertentissimi: chi ha potuto assistere in questi giorni ai concerti italiani degli Acid Mothers Temple, che hanno fatto tappa a Torino, Bologna, al Bloom di Mezzago e all’Argo16 di Marghera, è stato travolto dalla esuberante follia della band giapponese, tornata a calcare i palchi europei con un lunghissimo tour di una cinquantina di date (accompagnati nelle date italiane dagli scatenati The Winstons). La bizzarra creatura fondata dal chitarrista Makoto Kawabata nel 1995 è un turbine che mette insieme prog, space rock, psichedelia, noise, cambiando volto in continuazione. La band stessa in questi anni ha conosciuto mille incarnazioni differenti, in cui l’unico elemento fisso è rimasto Kawabata, con tanti musicisti di diversa estrazione a ruotargli attorno. Spesso anche il nome del gruppo è mutato dall’originale Acid Mothers Temple & Melting Paraiso U.F.O. (ma sugli alieni torneremo tra un attimo), in base a collaborazioni che hanno prodotto una discografia sterminata, con oltre un centinaio di pubblicazioni.

SOLO NEL 2022 sono usciti due dischi in cui Makoto Kawabata ha messo le mani, Demi-Demonaic Daemoog, l’ultimo lavoro in cui la band si è trovata a registrare davanti a un muro di sintetizzatori Moog per due giorni in uno studio di Londra e Why have unknowns disappeared?, un lavoro di musica elettronica ispirato dai compositori sperimentali del ’900, universo sonoro che Kawabata ha scoperto ben prima di imbattersi in band come i Led Zeppelin o i Black Sabbath.
«Quand’ero bambino» racconta, «sentivo continuamente un suono nella mia testa. Ed ero convinto che questo fosse un messaggio proveniente dagli Ufo. Da quel momento mi sono messo alla ricerca di tracce extraterrestri. Un giorno però ho scoperto la tape music di Karlheinz Stockhausen, in un programma alla radio dedicato alla musica contemporanea, che esiste ancora oggi e va in onda ogni domenica notte. Ascoltandolo, ho scoperto che quella musica era la stessa che sentivo io. E lì ho realizzato che nella mia testa stavo ascoltando della musica. Questa è stata la mia prima esperienza musicale. E anche quando ho iniziato a suonare la chitarra, suonavo solo musica sperimentale, il rock è arrivato quando avevo già più di 30 anni. Mi sono sempre visto simile a un sintonizzatore della radio: la musica è sempre arrivata dal mio cosmo, e io la canalizzo, dando forma a tutto quello che produco». Quanto alla necessità di dedicarsi a moltissimi diversi progetti e formazioni contemporaneamente, «accade perché nella mia testa ascolto tanti tipi differenti di musica, ed è impossibile suonarli tutti con una band sola».

Un giorno ho scoperto la tape music di Karlheinz Stockhausen. Ascoltandolo ho scoperto che era la stessa che sentivo nella mia testa quando ero bambino

UNA METAMORFOSI continua, che a quanto pare è molto legata alla peculiare realtà di Osaka, città da cui provengono gli Acid Mothers Temple, espressione di una vivacissima scena musicale. «La gente di Osaka è molto diversa da quella di Tokyo. Si creano connessioni molto facilmente e velocemente. È possibile conoscere delle persone, mettere su una band in una sera, fare un concerto e poi stop, finito. Tutti vogliono fare cose eccitanti, c’è uno stimolo continuo».
Anche se da qualche tempo Kawabata preferisce vivere più isolato, ospite di un tempio buddista in un paesino a due ore di auto dalla città. «È un posto sperduto nella campagna, e le persone che ci vivono sono davvero poche, solo sei. È un tempio, ma qui i monaci non ci vivono: ne viene qualcuno solo poche volte l’anno, per celebrazioni o eventi particolari. Poiché nessuno vive nel tempio, è molto facile che subisca dei danni. E quindi è necessario che qualcuno ci abiti. Io non sono buddista e non sono un monaco, ma ci vivo in affitto. Mi hanno detto di farci quello che voglio, e dunque ci ho aperto uno studio di registrazione».

LA QUIETE da cui è circondato ha fatto riscoprire a Kawabata la chitarra acustica, strumento con cui ha fatto anche qualche concerto nei mesi successivi alla pandemia. Ma una cosa è chiara: l’ipertrofica creatività della band sembra non avere limiti. «Vorrei registrare un album di chitarra acustica, da solista. Con gli Acid Mothers Temple invece torneremo in tour negli Stati uniti l’anno prossimo, e poi ci metteremo a lavorare sul materiale che abbiamo registrato: sono di sicuro tre album, ma forse saranno di più».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento