Accordo fatto, tutti si dicono contenti e danno garanzie occupazionali. Le nozze fra Psa e Fca sono ufficiali: si sposeranno con una fusione alla pari e – anche se i tempi sono lunghi come dimostrò Fiat-Chrysler – porterà potenzialmente alla nascita del quarto costruttore al mondo con «l’obiettivo di creare un leader mondiale della mobilità sostenibile».

Il memorandum sulla fusione è atteso entro un mese, ma l’annuncio è arrivato ieri mattina prima dell’apertura dei mercati. L’andamento dei due titoli in Borsa è opposto: a Piazza Affari brillano Fca che chiude in rialzo dell’8,2% ed Exor (+5,6%), mentre a Parigi è in forte calo Psa (-12,86% ). I mercati giudicano infatti la fusione un affare soprattutto per la famiglia Agnelli che si porta a casa miliardi di plusvalenza e presto un dividendo straordinario da 5 miliardi.
Nella nuova società che sarà 50 e 50 fra Psa e Fca tutti i soci dimezzeranno le quote attuali: la cassaforte della famiglia Agnelli Exor avrà il 14,2%; la famiglia Peugeot, lo Stato francese e i cinesi di Dongfeng deterranno ciascuno il 5,9%.

La nuova società avrà la sede in Olanda – come Fca, per i vantaggi fiscali e di diritto societario – e sarà quotata a Milano, Parigi e Wall Street. «Vedo l’opportunità di creare qualcosa di davvero speciale insieme. Abbiamo lavorato molto per garantire un reale equilibrio nella governance e nella gestione del gruppo che progettiamo, cercando di identificare e riconoscere in maniera adeguata i punti di forza di entrambi i partner», sottolinea John Elkann che sarà presidente del nuovo gruppo, mentre Carlos Tavares avrà la carica di ceo e sarà membro del consiglio di amministrazione con altri 5 membri Psa, dunque in maggioranza, che avrà anche senior independent director e vicepresidente.

Tavares, manager portoghese formatosi in Francia e in Nissan, è l’uomo che rilanciato Psa dopo una lunga crisi ed è autore dell’acquisizione di Opel da parte di General Motors. «Questa convergenza crea un significativo valore per tutti gli stakeholder e apre a un futuro brillante per la società risultante dalla fusione», commenta Tavares. Peugeot affianca alla fusione la cessione della controllata Faurecia (componentistica) di cui cede il 46% ai propri azionisti.
«Mi sento stimolato e ispirato all’idea di poter lavorare con lui. Questa alleanza cambierà il settore», scrive ai dipendenti di Fca l’ad (di fatto trombato) Mike Manley che potrebbe assumere il ruolo di coordinatore delle regioni in cui opererà il nuovo gruppo.

«È un’operazione di mercato, non posso giudicare l’accordo ma quello che preme al governo è che sia assicurato il livello di produzione e quello di occupazione in Italia e quindi la continuità aziendale», afferma il premier Giuseppe Conte. Analogo il pensiero del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire: il progetto – spiega – è una «buona notizia per l’industria francese e per l’industria europea», ma la tutela dei posti di lavoro e dei siti industriali resterà la priorità.

Ma i sindacati ci credono poco. E per la prima volta arriva un comunicato unitario di Fiom e Cgt, il sindacato francese, in cui si denuncia come «inaccettabile» che la fusione arrivi «senza alcun confronto o informazione alle lavoratrici e i lavoratori, alla rappresentanza sindacale». «L’accordo genererebbe immediatamente un risultato positivo ad oggi solo per gli azionisti, a cui giungerebbe una cedola di alcuni miliardi, e per il mercato finanziario che ha valorizzato la quotazione dei titoli dopo l’annuncio», continua la nota che annuncia come «Cgt e Fiom implementeranno il lavoro comune con l’obiettivo di garantire l’occupazione e la capacità di ricerca, sviluppo, ingegnerizzazione e produzione europea, di favorire il coordinamento e la solidarietà tra i lavoratori» con «consultazione e partecipazione della rappresentanza sindacale alle scelte industriali», «coinvolgendo il sindacato europeo IndustriAll».