Tutti le danno per abolite. E invece esistono ancora. Come esistono i 22mila dipendenti che ieri mattina hanno scioperato e sono scesi in piazza per denunciare una situazione oramai insostenibile. Le Province sono un fantasma per il governo che ieri ha ripreso forma. Il presidio sotto Montecitorio dei sindacati confederali ha costretto perfino una delegazione del Pd a prendere coscienza del problema, seppur con promesse assai vaghe su come risolverlo.
LA LEGGE DELRIO del 2014 le ha trasformate in enti di secondo livello, ma hanno mantenuto compiti fondamentali come la manutenzione di scuole (secondarie) e strade che in gran parte del paese non sono più in grado di portare avanti a causa dei tagli indiscriminati. La soluzione, per il governo Renzi, sarebbe stata la riforma Costituzionale. Ma il No al referendum ha prodotto solo un blocco surreale di una situazione sempre più sul piano inclinato verso il baratro.
AD OGGI BEN 38 PROVINCE sono in stato di pre-dissesto finanziario e non riescono nemmeno a pagare gli stipendi ai propri dipendenti – la legge Delrio prevedeva la migrazione verso Regioni ed altri enti ma questa è avvenuta solo per 16mila lavoratori, 6mila fanno ancora capo alle Province – mentre tutte vengono usate da bancomat da parte dello Stato centrale: la Fp Cgil stima che al totale del gettito dei tributi (fatto di Rc auto e Imposta provinciale di trascrizione) di 76 province delle Regioni a statuto ordinario, pari a 2.032 milioni di euro, si produrrà una sottrazione di risorse per circa 1,6 miliardi di euro, assottigliando così i tributi propri delle Province sul territorio a poco meno di 440 milioni di euro.
LA TOPPA messa da qualche mese non basta neanche a coprire una parte del buco: questa primavera il decreto Enti locali ha elargito un «contributo straordinario» di soli 73 milioni rispetto ad un fabbisogno di 207 milioni. Ecco perché è chiaro che la legge di bilancio già in discussione sia «l’ultima possibilità per salvare i servizi ai cittadini e i posti di lavoro dei dipendenti», come chiedono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
AL PRESIDIO sotto il parlamento era presente anche Susanna Camusso: «Bisogna mettere al riparo i servizi per i cittadini e la condizione dei lavoratori. Le Province hanno un problema di ruolo, erogazione dei servizi, rischio di default, hanno ancora una concentrazione di lavoratori in stato di precarietà, a cui di anno in anno si rinvia», spiega la leader Cgil.
I SEGNALI che arrivano dal Pd non sono molto incoraggianti. È toccato ai parlamentari Valentina Paris e Giorgio Santini incontrare una delegazione di sindacalisti: «Abbiamo la piena consapevolezza dei problemi che stanno vivendo queste amministrazioni pubbliche. È un compito difficile, anche a causa delle risorse ridotte che abbiamo a disposizione, ma lavoreremo affinché già in legge di Bilancio, e grazie poi al lavoro parlamentare, ci siano dei segnali positivi», promettono. Se i sindacati ribadiscono il dato fornito dal Sose – la società del ministero dell’Economia – che stima in 650 milioni lo stanziamento necessario per il 2018, i parlamentari Pd sostengono che – oltre ai 180 milioni già a bilancio – si possa arrivare solo ad altri 200 milioni in legge di Bilancio.
LE COMPETENZE sono l’altro problema : nelle Province non ci sono più ingegneri per progettare una strada e dunque un minimo di sblocco del turn over è necessario. Il ministro Padoan sarà d’accordo?