Nonostante il governo ieri abbia tentato di rassicurare i dipendenti delle province – che in massa hanno occupato le sedi di lavoro, in una protesta senza precedenti – purtroppo si deve dire che il rischio licenziamento per molti di loro resta ancora attuale. Lo dice il maxiemendamento approntato dall’esecutivo, che prevede appunto la mobilità all’80% di stipendio per tutti quei lavoratori che non troveranno la possibilità di essere ricollocati nelle altre amministrazioni: ma che poi apre il baratro della mobilità “nera”, quella verso il licenziamento.

Il testo dice così: «Per due anni i dipendenti delle province manterranno il posto di lavoro e scatterà il ricollocamento in altre amministrazioni, prioritariamente negli uffici giudiziari, e solo dal 2017 per chi non avrà trovato nuovo posto con la mobilità “interna” scatteranno le procedure di mobilità, con l’80% dello stipendio”.

A spiegare che questo meccanismo non salverebbe diverse migliaia di persone – tutte quelle che nel trasferimento di funzioni agli altri enti non sarebbero più incluse da nessuna parte – è stato lo stesso sindacato, qualche giorno fa, lanciando la campagna di occupazioni che poi ieri è stata realizzata, da nord a sud: dopo i due anni rischia di esserci il nulla, tanto più che questo tipo di lavoratori non è dotato di ammortizzatori specifici, visto che nel passato il comparto pubblico era catalogato tra i posti sicuri e praticamente blindati.

Ma mentre da Terni a Pisa, da Vicenza all’Emilia, fino a Brindisi, i lavoratori occupavano, e i sindacati dicevano di essere pronti a procedere «a oltranza», dall’altro lato appunto il governo cercava di rassicurare. E’ partito il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, ad aprire il fronte delle dichiarazioni: «Il personale delle province non rimarrà per strada ma verrà assorbito tramite blocco di tutte le assunzioni in tutte le amministrazioni dello Stato e affini», ha detto, sottolineando che nel maxiemendamento alla legge di stabilità ci sarà un «elemento di certezza e non d’incertezza come qualcuno ha erroneamente sottolineato».

Subito dopo è arrivato un tweet di Marianna Madia, ministra della Pubblica amministrazione: «Dipendenti province abbiate fiducia martedì ore 13 incontriamo con Lanzetta Cgil, Cisl e Uil per spiegare il percorso». Maria Carmela Lanzetta sarebbe la ministra per gli Affari regionali e le autonomie, che infatti ha poi detto la sua.

«Nessun dipendente delle Province perderà il posto di lavoro né tantomeno si vedrà ridotta la retribuzione – ha cercato di rassicurare Lanzetta – Il governo ha voluto nella legge di stabilità una norma speciale che aumentasse le garanzie a difesa dei lavoratori delle Province, rinviando più avanti nel tempo i processi di mobilità ordinari».

«Si prevede – ha aggiunto Lanzetta – un processo che durerà fino all’aprile del 2019 per completare il ricollocamento dei lavoratori presso le Regioni, i Comuni e le altre amministrazioni, e continueranno a essere finanziati i contratti dei dipendenti dei centri per l’impiego, in attesa dei decreti di attuazione della delega sul lavoro». Nel frattempo, «il processo di attuazione della Legge Delrio va avanti. Alla prossima riunione di gennaio dell’Osservatorio nazionale sono stati invitati anche i sindacati».

Intanto però per il momento i sindacati e i lavoratori non si sentono rassicurati più di tanto: ad esempio a Firenze ieri si preparavano a passare la seconda notte di occupazione, promettendo di restare anche fino a natale.