Provenzano: «Basta impunità per il governo di Israele. L’Onu ora si muova»
Intervista Il deputato Pd: in Libano si rischia una nuova Gaza, gravi i silenzi di Meloni. Von der Leyen? Se vuole i voti socialisti deve cambiare. Non nego le distanze con M5s e Avs sull’Ucraina. Siamo con Kiev ma serve cautela sugli attacchi alla Russia. Grazie a noi nel testo Ue un riferimento al negoziato per la pace. L’alternativa è un percorso tortuoso. Ma la strada è giusta: tra i punti in comune non c'è solo il salario minimo
Intervista Il deputato Pd: in Libano si rischia una nuova Gaza, gravi i silenzi di Meloni. Von der Leyen? Se vuole i voti socialisti deve cambiare. Non nego le distanze con M5s e Avs sull’Ucraina. Siamo con Kiev ma serve cautela sugli attacchi alla Russia. Grazie a noi nel testo Ue un riferimento al negoziato per la pace. L’alternativa è un percorso tortuoso. Ma la strada è giusta: tra i punti in comune non c'è solo il salario minimo
Giuseppe Provenzano risponde al telefono da Liverpool dove è ospite dell’annuale conferenza del Labour.
Starmer loda Meloni per le politiche sull’immigrazione. Come la mettiamo?
«Sono venuto anche a dirgli che su questo hanno preso un grosso abbaglio», risponde il responsabile esteri del Pd. «La strada degli accordi con Albania e Tunisia è sbagliata e inutile. Ed è stato il britannico Guardian a documentare le gravissime violazioni dei diritti umani nei campi in Tunisia».
Tra voi socialisti e la presidente della commissione Ue von der Leyen è sceso il gelo. E crescono le spinte a non votare la nuova squadra.
È innegabile che ci sia stata una torsione conservatrice nella composizione della commissione, e che la presidente voglia riservare un’attenzione nei confronti della destra sovranista. A luglio noi socialisti non l’abbiamo votata per particolare affinità politica, ma per rispettare il principio democratico secondo cui la presidenza spetta al partito più votato, e cioè il Ppe. Nessuno poteva immaginare che von der Leyen eliminasse il commissario al Lavoro, e neppure che disegnasse una commissione che ricalca l’equilibrio tra i governi nazionali, quasi un doppione del Consiglio. Aver allentato il vincolo politico tra commissione a parlamento è un danno per il processo di integrazione. Così come aver affidato i dossier economici ai falchi del rigore.
Come vi comporterete al momento del voto?
I socialisti hanno ora l’opportunità di riprendersi spazi di autonomia nella battaglia parlamentare per ritrovare lo spirito che ha animato l’Ue durante la pandemia e che ha dato vita al Next Generation Eu. Per noi le audizioni dei commissari non saranno un passaggio rituale. Decideremo come votare insieme al gruppo S&D sulla base delle risposte che otterremo. Servono dei correttivi all’impianto, se si vogliono i voti dei socialisti ci devono essere impegni chiari su sociale, lavoro, transizione ecologica.
Avete anche il problema del commissario italiano Fitto.
Sarà lui a dover sciogliere le contraddizioni: il green deal è nel programma di von der Leyen, mentre Meloni lo contesta esplicitamente.
Non potete pretendere che Fitto dica qualcosa di progressista.
Non ci spingiamo così avanti. L’Italia ha bisogno di investimenti comuni e di solidarietà europea: l’esatto opposto di quello che predicano conservatori e sovranisti. Fitto che dirà? A lui è stato affidato il Pnrr dopo che, da ministro, ha rasentato il fallimento nell’attuazione di quel piano.
Al parlamento Ue avete votato contro l’uso delle armi in territorio russo, salvo poi approvare il documento finale che conteneva anche quel passaggio. Non le pare un po’ poco per fermare l’escalation bellica?
Nel dibattito italiano ci hanno accusato addirittura di essere antioccidentali, quando la nostra posizione ha la stessa cautela di quella dell’amministrazione Usa e questo segnala il grado di isteria cui si è arrivati. Noi stiamo con l’Ucraina, ma non ci rassegniamo all’inevitabilità della guerra. Il nostro voto positivo al documento deriva dal fatto che abbiamo ottenuto un passaggio che spinge per una iniziativa di pace dell’Europa.
Sarebbe il minimo sindacale. Eppure non se ne vede traccia.
Ne parla anche Zelensky. Non possiamo limitarci ad attendere passivamente le elezioni Usa. Altrimenti a che serve l’Ue?
Il vostro voto è stato uguale a quello di Fdi.
Le nostre posizioni non possono essere assimilate a quelle del governo, e non solo perché la Lega è filo Putin. Ricordo che anche Draghi nel maggio 2022 propose un piano di pace all’Onu. Non andò, ma fu una mossa. Meloni invece brilla per l’assenza di qualsiasi iniziativa, pur guidando il G7.
Le distanze con 5s e Verdi-sinistra sull’Ucraina sono ancora enormi. Come potete pensare di governare insieme?
Non nego le difficoltà, sulla politica estera serve una discussione seria. Per noi pace non può essere una resa alla sopraffazione, all’imperialismo di Putin. Ma è grazie al nostro lavoro che sulla risoluzione Ue si spinge per una iniziativa diplomatica. È stato grazie al nostro lavoro che sul Medio Oriente, dove le posizioni tra le opposizioni sono unitarie, il governo ci ha inseguito sulla richiesta di cessate il fuoco.
Da allora la situazione è molto peggiorata.
Il silenzio di Meloni e la sua assenza di iniziativa stanno assumendo un tratto inquietante. L’Italia sta deragliando dai binari della sua tradizione diplomatica, con le ripetute astensioni all’Onu, l’ultima sul rispetto della pronuncia della Corte internazionale di Giustizia per far cessare l’occupazione in Cisgiordania. Per non disturbare il suo vecchio amico Netanyahu la premier sta facendo un grave danno all’immagine del nostro paese. Invece di fare delle passerelle con Musk negli Usa, Meloni dovrebbe occuparsi all’Onu di fermare l’escalation in Libano, dove c’è un nostro contingente militare figlio della nostra migliore tradizione, quando con Prodi e D’Alema l’Italia svolse un ruolo decisivo per la pace.
Cosa fareste se foste al governo voi?
In Libano si rischia una nuova Gaza, ieri sono arrivati gli inviti a evacuare, sarebbe l’ennesimo fallimento clamoroso della comunità internazionale. Chi si illude di poter controllare il conflitto è fuori dalla realtà. Bisogna far cessare il fuoco. Già a novembre abbiamo proposto una missione di pace sotto l’egida Onu. Serve un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina e deve finire l’impunità per questa leadership di Israele. Abbiamo sostenuto la proposta dell’Alto appresentante Ue Borrell di sanzioni per i ministri che invocano crimini di guerra e predicano l’annessione della Cisgiordania.
Torniamo all’Italia. Al di là del salario minimo e della richiesta di più fondi alla sanità, non si vede un progetto comune del campo progressista.
Siamo i primi dire che non bastano solo alcune battaglie. Per questo Schlein ha proposto 5 punti da cui partire per costruire un programma alternativo alle destre. Si parla di questione salariale, politiche industriali, istruzione.
Sono solo titoli.
Anche il salario minimo era solo un titolo e ora è una proposta di legge concreta, così sulla spesa sanitaria. Il percorso che abbiamo davanti è tortuoso, ma abbiamo imboccato la strada giusta. E siamo tutti impegnati in sfide regionali cruciali, a partire da quella di Andrea Orlando in Liguria.
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