È una crudele prova generale di quello che potrebbe essere una Brexit senza accordo tra dieci giorni e che ha colto di sorpresa Londra: da domenica sera, i paesi europei hanno cominciato a bloccare i movimenti di persone e in alcuni casi anche di merci dalla Gran Bretagna, dopo che il ministro della Sanità del governo Johnson ha rivelato la mutazione del coronavirus e una situazione «fuori controllo».

Il primo paese è stato l’Olanda, che ha scoperto un caso di variante sul suo territorio: ha sospeso i voli passeggeri da Londra fino al 1° gennaio. Ieri, il traffico Eurostar sulla linea Londra-Bruxelles-Rotterdam-Amsterdam è stato messo in stand-by, dopo che il Belgio ha deciso di sospendere i movimenti da domenica a mezzanotte. Contemporaneamente, la Francia ha bloccato tutti gli spostamenti, aerei, navi, treni dalla Gran Bretagna (ma non nel senso contrario), «compreso il trasporto merci per via stradale». Il blocco dura per il momento 48 ore, fino a stasera a mezzanotte, per dare il tempo alla Ue di coordinare le decisioni dei vari paesi, ma Parigi non esclude che le restrizioni durino fino a gennaio.

Ieri, a Calais c’era grande confusione, il traffico si è decimato, perché anche se il transito Francia-Gran Bretagna è permesso molti trasportatori esitano a intraprendere il viaggio, per paura di non poter più rientrare. «È allucinante – dice Sebastien Ribera della Federazione dei camionisti – il Covid, le incertezze sulla Brexit e adesso il blocco brutale, una situazione inimmaginabile».

In Europa, il blocco è stato deciso a ruota domenica da Austria, Germania, Bulgaria, Romania, Italia, Malta, Croazia, Lituania, Lettonia, Estonia, cioè più di 15 paesi. Il Lussemburgo ha imposto il blocco per 24 ore, aspettando le misure Ue, come il Belgio. La Polonia ha sospeso i viaggi da ieri sera. La Germania ha escluso però dalle restrizioni i cargo del trasporto merci.

La Spagna, che domenica si era limitata a «rafforzare» i controlli sui test per chi proviene dalla Gran Bretagna, insistendo sulla necessità di una risposta coordinata europea, ieri ha sospeso i voli.

Oggi dovrebbe essere messa definitivamente a punto la risposta europea. Già domenica, Emanuel Macron e Angela Merkel hanno discusso con i presidenti di Consiglio e Commissione, Charles Michel e Ursula von der Leyen e in una video-riunione degli sherpa sono state evocate le «misure da prendere nelle prossime ore». Potrebbe diventare obbligatorio il tampone per tutti gli arrivi dalla Gran Bretagna, come ha già anticipato il primo ministro francese, Jean Castex, e deciso l’Italia, che in più impone una quarantena e ha sospeso i voli fino al 6 gennaio.

La variante del coronavirus esplosa in Gran Bretagna non dovrebbe incidere sull’efficacia dei vaccini, ha rassicurato ieri Jens Spahn, ministro della sanità della Germania, che ha la presidenza a rotazione del Consiglio Ue: «Secondo quello che sappiamo adesso», la variante del virus «non ha impatto sui vaccini che restano efficaci». Lo conferma l’Agenzia europea dei medicinali, che ha dato ieri l’approvazione per il vaccino Pfizer-Biontech (alla sola condizione di destinarlo a chi ha più di 16 anni) con una settimana di anticipo rispetto al previsto, a causa delle pressioni di vari paesi (il sottosegretario all’Europa, Clément Beaune, ha smentito categoricamente ieri che l’approvazione tardiva da parte dell’Ema, rispetto ad altri paesi, sia dovuta a pressioni francesi per il ritardo di Sanofi sul vaccino). L’approvazione della Commissione è solo una formalità. Da domenica potrebbe iniziare nella Ue la prima fase della campagna di vaccinazione. Il prossimo vaccino a essere sottoposto all’esame è quello di Moderna, e anche in questo caso la risposta sarà anticipata di una settimana (il 6 gennaio).

L’Ecdc, il centro di prevenzione europeo, mette però in guardia i laboratori europei, che dovranno ricontrollare e aggiornare i tamponi e i test antigenici a causa della variante scoperta in Gran Bretagna.

Intanto, i negoziatori tentano ormai fuori tempo massimo di trovare un accordo sulle relazioni future tra Ue e Gran Bretagna. Boris Johnson continua a escludere un’estensione del periodo di transizione oltre il 31 dicembre. Per l’Europarlamento è ormai troppo tardi per avere tempo di analizzare i termini di un eventuale deal e votare, perché entri in vigore il 1° gennaio.