Prima le europee, poi le politiche. Grillo lo chiede, Berlusconi anche (a giorni alterni), i renziani lo minacciano come via d’uscita dall’impasse del governo. Improbabile che possa succedere nel corso del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue; possibile che diventi inevitabile all’inizio del prossimo anno. Ma con quale legge elettorale?

Il cosiddetto Italicum – il sistema sul quale si erano accordati Renzi e Berlusconi che prevede sbarramenti altissimi, premio di maggioranza alla coalizione che raggiunge il 37% o in alternativa il ballottaggio – può considerarsi superato, malgrado sia stato approvato in prima lettura alla camera. Si reggeva sulla scommessa dell’ex Cavaliere di poter vincere al primo turno, in coalizione, e sulla convinzione di Renzi di batterlo invece al secondo. Ma in soli due mesi (tanto è passato dal sì di Montecitorio) è cambiato tutto. Adesso il secondo partito, se non il primo, è il Movimento 5 stelle, che non partecipa dell’accordo. E Berlusconi non ha chance di inserirsi, per quanto vasta possa essere la sua coalizione. E così addio Italicum, senza rimpianti visto che si tratta(va) di una legge con gli stessi difetti del Porcellum. Bisognerà cominciare da capo, in condizioni difficili per un accordo.

E allora si torna a guardare alla legge elettorale che c’è, sicuramente costituzionale perché partorita proprio dalla sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum. Per Grillo – che prima ha proposto il Mattarellum, poi una consultazione online finita con la vittoria di un sistema proporzionale con sbarramento al 5% e preferenza negativa – l’importante è andare presto al voto politico. Dunque va benissimo il cosiddetto «Consultellum». Cioè il proporzionale salvato dalla Consulta, che in definitiva è un sistema assai simile a quello con il quale si voterà tra quattro giorni. Tolto dai giudici costituzionali l’abnorme premio di maggioranza e introdotta la preferenza unica – anche se, precisa la Corte, occorreranno comunque «interventi normativi secondari meramente tecnici» – quel che resta è un sistema proporzionale. Non si può dire puro, perché dal Porcellum eredita le soglie di sbarramento che sono assai articolate: 10% per le coalizioni, 4% per le liste non coalizzate e 2% per le liste coalizzate, questo alla camera. Al senato il 10% diventa 20%, il 2% diventa 3% e il 4% diventa 8%. In pratica l’effetto delle due leggi è assai simile perché alle europee le liste non sono coalizzate, i partiti vanno da soli e affrontano la stesa soglia del 4% (sulla cui legittimità deve adesso esprimersi nuovamente la Consulta). Le circoscrizioni sono diverse (26 alle politiche, solo 5 alle europee) ma il conteggio dei voti e delle soglie è in entrambi i casi nazionale. I candidati da eleggere naturalmente sono molti meno adesso: 73 invece di 617, con tre preferenze invece di una. Ma il voto europeo potrà funzionare benissimo come prova generale di un sistema che è pronto ad essere applicato, come ha garantito la stessa Consulta. E confermato la Cassazione nella sentenza del 16 aprile scorso: «La Corte costituzionale ha ripristinato per il futuro la legalità costituzionale e la possibilità per i cittadini elettori di esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto…».