Il video Innovative approach to resolve land and water conflict in Yemen realizzato dall’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) illumina piccole speranze nel buio di un’emergenza a tutto tondo. Lo Yemen è infatti al quartultimo posto al mondo quanto a disponibilità di risorse idriche rinnovabili, e Sana’a potrebbe diventare la prima capitale al mondo a trovarsi completamente a secco. I sistemi idrici per l’irrigazione sono stati danneggiati o distrutti dalla guerra in corso, il che significa minore produzione di alimenti e perdita di reddito rurale. A questo va però aggiunto che ogni anno, dice l’ingegnere yemenita Walid Saleh, consulente Fao, circa 4mila persone muoiono nel corso di conflitti per la terra e per l’acqua, acuiti dai cambiamenti climatici.

Al tempo stesso, questo scenario estremo è diventato occasione per sperimentare un approccio partecipativo ed efficace proprio per risolvere la competizione su risorse idriche insufficienti. L’associazione degli utenti della diga al Malakh ha felicemente posto fine alle controversie idriche con un negoziato promosso dalle donne e con lo scavo di pozzi riforniti per gravità dalla diga. Lo stesso è avvenuto in 14 altri luoghi di conflitto idrico nell’area di Sana’s e nel Lahj.

Il ruolo delle donne nel miglioramento della gestione comunitaria delle magre risorse naturali (acqua e suolo) è cruciale. Si stanno costruendo associazioni di utenti guidate dalle donne lungo il wadi Rimaa nell’area di Tihama. I wadi sono corsi d’acqua temporanei – lo Yemen non ha fiumi permanenti. Tihama è la zona che produce più alimenti nel paese. Là i conflitti idrici da risolvere sono sedici. L’auspicabile successo ne farebbe il primo progetto di soluzione, anche con l’introduzione di tecniche per il risparmio idrico, per la riduzione della salinizzazione dei suoli e per il contrasto ai cambiamenti climatici.

In Yemen si stanno anche introducendo tipi di colture che richiedono poca acqua e al tempo stesso sono molto nutrienti, come la quinoa (originaria delle Ande). La Fao punta anche su alberi da frutto come mandorli e ulivi.

Su scala locale un’altra grande sfida è la riabilitazione delle infrastrutture idriche essenziali, l’aumento dell’efficienza nei sistemi irrigui e il ricorso alle energie rinnovabili per il prelievo dell’acqua. Nelle aree più colpite dal conflitto e in quelle più interessate dall’afflusso di rifugiati, al centro delle preoccupazioni c’è poi l’acqua per usi civili. In situazioni di emergenza, la triade di interventi essenziali è indicata in inglese come Water, Sanitation, Hygiene (Acqua, sistemi igienico-sanitari e igiene, Wash). Senza gabinetti, le fonti idriche vengono contaminate; senza acqua pulita non sono possibili le pratiche igieniche di base. Così, nelle comunità devono essere installate cisterne per l’acqua e toilette temporanee, ma vengono anche distribuiti filtri di ceramica e pillole di cloro per potabilizzare l’acqua all’utente finale, oltre a kit igienici per gli sfollati.