Prove generali di Nazareno-bis in commissione Banche. La relazione conclusiva è passata grazie al sostegno mascherato di Forza Italia, che ha disertato il voto. La relazione di maggioranza, critica nei confronti della sorveglianza ma senza infierire e senza indicare responsabilità, ha ottenuto 19 voti contro i 15 contrari di tutte le minoranze. Tranne quella azzurra che non ha votato. Così, grazie a sei provvidenziali assenze, è passata la relazione presentata dal vicepresidente Marino, approvata anche dal presidente Casini che la ha giudicata entusiasta «equilibrata, seria e al tempo stesso decisa: un mezzo miracolo». Addirittura!

Tre commissari di Fi non si sono presentati. La senatrice De Pin del Gal, gruppo quasi alle dipendenze di Forza Italia, ha dovuto abbandonare l’aula giusto un attimo prima del voto. Tra i contrari c’è stato però il forzista ex an Andrea Augello, che per essere andato giù troppo duro nelle audizioni della commissione si è giocato il seggio. Il bello è che nel suo giudizio Renato Brunetta era stato più che severo: «La relazione finale del Pd appare superficiale, lontana dalla realtà, autoassolutoria, elusiva. Una pagina triste per questo Parlamento». Sulla base di tanto sdegno ha coerentemente deciso di farla approvare.

Non si tratta di un particolare casuale ma di un riflesso preciso della linea adottata da Fi: fingersi antagonista nei confronti del Pd per ramazzare voti ma nella sostanza tenere la barra in direzione opposta, dal voto di ieri alle candidature fatte apposta per non disturbare il partito del futuro alleato Matteo Renzi fino all’epurazione dei parlamentari sospetti di poter ostacolare il nuovo matrimonio tra gli ex sposi del Nazareno, incluso un nome che nella destra del Lazio è molto pesante come quello di Augello.

Nei giorni scorsi il tentativo di chiudere con una relazione unitaria c’era stato, ma si è bloccato ieri mattina quando l’ufficio di presidenza ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di mettere tutti d’accordo. Leu aveva in realtà già negato la disponibilità a un documento comune, ma Casini ha sperato sino all’ultimo, inutilmente, di far convergere gli altri 37 commissari.

La relazione approvata ieri riconosce le responsabilità di Bankitalia e Consob nella mancata vigilanza, e proprio questo del resto era l’obiettivo di Matteo Renzi: la vigilanza «non si è dimostrata del tutto efficace», in tutte le sette crisi prese in esame le attività sia della Banca centrale che di Consob si sono «rivelate inefficaci ai fini della tutela del risparmio». A Consob però vanno addebitate responsabilità maggiori, disponendo di «maggiori poteri ispettivi». Nella pratica, la relazione suggerisce di dar vita a una «bad bank» nazionale e pubblica per la gestione delle attività deteriorate e auspica «un limite» per le «porte girevoli», che il Movimento 5 Stelle avrebbe invece voluto rendere impraticabili per sei anni: si tratta dell’abitudine per i funzionari delle istituzioni di vigilanza di assumere poi incarichi presso le banche vigilate. Robetta.

Leu è stata sin dall’inizio la più critica verso le conclusioni verso cui si avviava la commissione, «troppo timide» secondo Nicola Fratoianni nei confronti delle responsabilità politiche e manageriali. Leu, col commissario Paglia, ritiene anche troppo leggero il trattamento riservato a Consob: «E’ il vero buco nero. Ci sono evidenze che sapeva più di quanto ha detto». Anche M5S, nonostante gli sforzi di Casini, ha scelto di bocciare una relazione «con proposte vaghe, insufficienti e persino reticenti». Dai materiali raccolti dalla commissione i 5S promettono però di ricavare gli estremi per una serie di esposti giudiziari.

Alla fine la commissione si è conclusa proprio come voleva sin dall’inizio Renzi, anche se nel corso dei lavori la traballante posizione di Maria Elena Boschi ha prevalso sull’obiettivo del Nazareno, che mirava a mettere quanto più possibile con le spalle al muro Bankitalia e a ripulire l’immagine corriva con le banche in tempo per il voto. Missione, quest’ultima, decisamente fallita. Casini ha dato una preziosa mano. «Prima di dare il cammello però ha voluto vedere il tappeto. Per coincidenza si è atteso il deposito delle candidature prima di votare la relazione», sintetizza caustico Calderoli.